ELLERY QUEEN : LA CASA DELLE METAMORFOSI (HALFWAY HOUSE) – TRAD. GIANNI MONTANARI – ELLERY QUEEN “SFIDA AL LETTORE” N.16, MONDADORI, 1985

 

Dopo molto tempo, presento oggi il romanzo di Ellery Queen che chiuse la leggendaria decade:  Halfway House, in italiano La casa delle metamorfosi (?), un titolo ancora una volta, non dico campato in aria ma che sicuramente non rispecchia la volontà degli autori di riferire il titolo ad una situazione basilare del romanzo.

Non è la sola stranezza dell’edizione italiana, ed intendo per edizione italiana qiulla migliore affidata a Gianni Montanari, uno dei pochi traduttori italiani in grado di padroneggiare l’americano a tal punto da coglierne le sfumature (un altro era Luca Conti). Infatti, a dispetto di altri romanzi della prima decade, questo romanzo nell’edizione italiana non possiede la prefazione firmata J. J. McC. (cioè il fantomatico penalista amico di Ellery Queen, che compare quasi solo nelle prefazioni, e in Face to Face, che ne illustra le gesta e spiega delle cosette del romanzo), che invece c’è nell’edizione americana. In sostanza, tra le cose che dice questa prefazione, la più interessante è che il titolo differisce vistosamente dallo schema adottato per i 9 precedenti (Articolo Determinativo + Aggettivo di nazionalità + Nome + Mystery), perchè… Non si sa il perchè. Infatti J. J. McC. lo chiede a Ellery Queen che risponde in sostanza: “perchè non avrei dovuto mettere questo titolo?”. Anche se l’interpellato ammette che in un primo tempo il titolo sarebbe stato in linea con gli altri, e il romanzo si sarebbe potuto intitolare The Sweedish Match Mystery. In realtà perchè il titolo cambi, esiste una ragione di fondo, e la vedremo a commento del romanzo; intanto però diciamo che entrambi i titoli, quello rimasto e quello originario, alludono a due particolarità di fondo del romanzo: la casa e il particolare su cui si fonda la soluzione.

Ellery, di passaggio a Trenton, diretto a New York, incontra il suo amico, l’avvocato Bill Angell che lo convince a proseguire assieme, dopo che lui abbia sbrigato una questione col cognato Joe, che lo aspetta di sera in un luogo. Arrivato lì, una baracca a metà tragitto tra Philadelphia e Trenton, Bill trova Joe agonizzante, accoltellato al petto, ma prima che entri dall’uscio di servizio , vede una Cadillac, parcheggiata davanti all’uscio principale, che sfreccia in direzione opposta alla sua, guidata da una bella donna. Nella stanza, squallida nell’arredamento, stonano un attaccapanni dove si trovano appesi delle giacche di eccellente qualità, i tendaggi e un tappeto di ottimo gusto, e un servizio per lo studio, nuovo di zecca, che sarebbe dovuto essere regalato per il compleanno proprio a Bill da Joe e Lucy Wilson. Per il resto la scena è occupata da una lampada accesa su un tavolo e da un piatto pieno di cerini svedesi bruciati. Nient’altro, tranne l’arma del delitto, ancora sporca di sangue, che sulla punta ha un piccolo turacciolo bruciacchiato.

Bill chiama immediatamente Ellery che ispeziona l’ambiente, e marca le vistose stranezze di quel cadavere, un uomo che a detta di Bill svolgeva il mestiere di rappresentante di bigiotteria andando in giro con una vecchia macchina, ma che poi indossava abiti confezionati per mano del sarto più famoso di New York, nella Quinta Strada, e aveva nel garage (una baracca poco distante) una macchina sportiva nuova e persino una barca, con cui soleva veleggiare spesso, visto da gente dei dintorni, quando alla moglie risultava che stesse fuori per vendere roba del campionario. Ma la cosa che più disturba Ellery, che continua a guardare il cadavere è la rassomiglianza con una persona che aveva conosciuto tempo prima ad una cena a New York, un finanziere del Jet-Set. Chiamata la polizia, comandata da De Jong, vengono fatte le prime ispezioni, e osservate tracce di pneumatico che testimoniano come un’auto sia stata due volte lì, oltre ad un’altra. Nel frattempo Bill ha trovato una pietra preziosa sul tappeto, proveniente probabilmente dal castone di un anello, forse della donna che ha visto scappare, che potrebbe anche essere l’assassina se non un testimone. Viene trovato anche fuori sul terreno, nel fango, una figurina esistente una volta sul tappo del radiatore di un’auto. Dalle indagini, una macchina a cui mancherebbe quella figurina, sembra essere quella guidata dalla moglie di Joseph Wilson, Lucy, che però non avrebbe avuto nessun motivo per uccidere il marito tanto più che a detta di tutti era una coppia felice da dieci anni, anche se mancavano figli, anche se testimoni affermano che hanno visto proprio quell’auto guidata da una donna con un velo nero, che però Lucy non ha mai indossato. Qualche ora dopo l’omicidio da altr eindagini emerge una drammatica verità: l’uomo ucciso in quella baracca, che si chianava a New York Joseph Kent Gimball ed era un noto finanziere, aveva non solo due identità, ma anche due famiglie: una a Philadelphia (la moglie Lucy) e una a New York (la moglie Jessica Borden Gimball, figlia del noto milionario Jasper Borden). In sostanza era bigamo. la scoperta più sconcertante sarà dato dalle nuove disposizioni testamentarie, annunciato dall’uomo di affari Grosvenor Finch, amico di famiglia, nonchè concessionario della National, nota assicurazione americana, secondo cuim il beneficiario dell’assicurazione sulla vita per un milione di dollari, non sarebbe stata più la moglie più nota, ma quella meno nota, cioè Lucy, che da indagini successive si appurerà essere stata la prima tra le due ad essere stata sposata e quindi quella legale.

Dopo colpi di scena ripetuti, tra cui l’arresto e la condanna per omicidio di secondo grado di Lucy Wilson, Ellery risolverà il mistero, dopo che gli autori hanno invitato il lettore a confrontarsi con la soluzione che verrà consegnata, attraverso la Challenge to Reader, consegnando alla giustizia un assassino rimasto sempre nell’ombra, e la soluzione scaturirà proprio da quei venti cerini bruciati trovati nel piatto vicino alla lampada.

Senza ripetermi altre volte, dirò che senza ma e senza forse, questo è uno dei più belli dei primi dieci, superiore sicuramente “Ventimila hanno visto” e “Il Mistero di Capo di Spagna”, e inferiore invece per l’intreccio meno complesso di altri come “Un paio di scarpe”, “Il caso dei Fratelli Siamesi”, Omicidio alla Rovescia o soprattutto  “L’affare Khalkis”, il romanzo più complesso in assoluto, un autentico spacca cervelli.

Vediamo quali siano le caratteristiche peculiari del romanzo, note e non.

Innanzitutto come anticipato, con il titolo che non segue uno schema prefissato, Ellery Queen intraprende una nuova strada: quella di romanzi meno complessi dal punto di vista formale, che non puntano alla soluzione eclatante di un problema cervellotico, ma che invece pur essendo sempre abbastanza complessi, cedono ad una prosa più raffinata e ad intrecci che puntano invece su una caratterizzazione psicologica dei personaggi più a tutto tondo, oltre che su peculiarità tipiche di un pubblico più vario e non ristretto solo a chi possa apprezzare le qualità estetiche di un dandy seguace di Philo Vance. Probabilmente questa tendenza a inseguire anche un pubblico di lettori diverso, anche puntando ad accrescere quello femminile, è il tentativo di smarcarsi da quei romanzi nella scia di van Dine, che pure all’inizio della loro parabola creativa avevano seguito per avere successo, acquisendo maggiore visibilità invece proprio le doti e gli intrecci che davano peso all’umanità delle storie. E proprio in questo romanzo si verifica questo.

Il problema pur essendo meno complesso è sempre stringente, ma abbraccia anche tematiche che hanno un peso sulle vicende umane molto rilevante: la bigamia per esempio, e le tragedie familiari non solo di Lucy Wilson ma anche dei Gimball. E non a caso, un grande peso umano e narrativo ce l’ha la sezione delle quattro in cui è articolato il romanzo, preceduto da una introduzione (La Tragedia, La traccia, Il processo, la soluzione) che vede alla sbarra Lucy accusata di omicidio premeditato, al fine di intascare il milione di dollari, la battaglia in aula, i testimoni chiamati a deporre, tra cui Andrea Gimball, figlia di primo letto di Jessica ( quella che ha perso la pietra preziosa nella baracca a metà strada in cui è stato trovato ucciso Joseph, “Joe”), e la condanna. La sezione che si appunta sulle tre donne coinvolte, e sull’amore fraterno tra Bill e Lucy e quello carnale tra Bill e Andrea, apre la strada a quei romanzi che verrànno dopo di questo, in cui Ellery cambia anche la sua fisionomia e il suo modo  approcciarsi, diventando meno snob e misantropo e invece più sportivo e nel contempo sensibile al fascino femminile (Paula Paris la giornalista che comparità nel cosiddetto mini ciclo Hollywoodiano). E’ in sostanza un’ ulteriore evoluzione del profilo psicologico di Ellery che già i più analizzatori avevano osservato: dall’Ellery sposato e addirittura con un bambino in tenera età, che vive nella campagna toscana, eravamo passati nel giro di qualche romanzo ad un Ellery che aveva con le donne un rapporto molto problematico amando di più i problemi cervellotici e la vicinanza del padre e della polizia new yorkese; ora assistiamo ad un’ulteriore evoluzione del personaggio, che lascia in generale il proprio campo d’azione newyorkese, e si avventura in scenari non a lui familiari, caratterizzati da una moltitudine di personaggi e dalla descrizione della grande periferia americana, della natura, e delle persone, lasciando per sempre o quasi il padre Richard Queen, il medico Samuel Prouty, il Sergente Velie, gli agenti scelti e tutto il mondo molto vandiniano dei primi romanzi.

A queste caratteristiche nuove a cui si apre Ellery, e che si intravvedono con il voluto cambio di titolazione dei romanzi, abbandonando quella direttamente derivante dai romanzi di van Dine, e che sono palesi, si aggiungono quelle più nascoste, criptiche, ma non meno interessanti, anzi da un certo lato, ancor più: quelle derivanti dalla natura dei rapporti tra i due cugini creatori del personaggio, Frederick Dannay e Manfred Bennington Lee, nascosti diettro lo pseudonimo comune, che da alcune lettere trovate molto dopo, si è appurato fossero estremante tesi, conflittuali, e che i due si univano solo nella stesura delle trame e nella scrittura prima dei romanzi e racconti e poi dei radiodrammi. Questa lotta intestina, tesa ad affermare chi effettivamente era celato dietro Ellery Queen, si può rilevare attrraverso una lettura critica del testo, dando valore a significati nascosti soprattutto numerologici, attienti alla natura ebraica dei due cugini (e presenti da sempre in testi religiosi rabbinici).

Affermando che si sente bisogno di un testo che affronti una volta per tutte il simbolismo presente nell’opera queeniana e spesso nascosto, bisogna anche dire che qualcuno vi si è applicato. Per es. Remi Schulz, un autore francese, studioso di lingua ebraica e sensibile al fascino dei problemi di natura enigmistica soprattuto numerologica, che nel suo Blog Quaternité, http://quaternite.blogspot.com/, spesso ha analizzato l’opera di Ellery Queen. E in due eccellenti articoli soprattutto, resi noti  in una sezione di un celebre sito dedicato al romanziere e investigatore americano, “Ellery Queen A Web site on Deduction” del mio amico Kurt Sercu, ha affrontato tutta la tematica queeniana nascosta.

Per quanto riguarda il romanzo in questione, a parte le già note evidenze riguardanti il nome di Ellery Queen (Ellery ha una doppia L e Queen una doppia E), che pongono in primo piano il tema dei due gemelli che vorrebbero dividersi ma non lo possono fare, e che è evidente soprattutto ne Il Caso dei Fratelli Siamesi, numerosi sono i significati nascosti evidenti già nel titolo (Halfway House, ha una doppia H come si vede) e nel nome della città nel cui territorio la casa è ubicata (Trent’s Town, che ha una doppia T): sempre il tema del doppio. Trenton e la sua casa (Halfway House) è a metà strada (quasi) tra Philadelphia dove abita Lucy  e New York dove abita Jessica. Questo non essere esattamente a metà dei due tragitti, lo è però “gematricamente”. Remi Schulz si è accorto che il rapporto tra le città è anche numerologico: nel suo articolo “Naccipolis” ( https://quaternite.blogspot.com/2011/09/naccipolis.html ), Remi osserva che se calcoliamo il valore gematrico di New York, Philadelphia e Trenton (la Gematria è una scienza dell’ebraismo che studia le parole usate nella lingua ebraica dando loro un valore numerico), posto che A = 1, B = 2, C = 3, D = 4, E = 5, F = 6, G = 7, H = 8, I = 9, J = 10, K = 11, L = 12, M = 13, N = 14, O = 15, P = 16, Q = 17, R = 18, S = 19, T = 20, U = 21, V = 22, W = 23, X = 24, Y = 25, Z = 26,

PHILADELPHIA è pari a 16+8+9+12+1+4+5+12+16+8+9+1 = 101; NEW YORK è pari a 14+5+23+25+15+18+11= 111; TRENTON è pari a 20+18+5+14+20+15+14=106. E 106 è esattamente a metà tra 111 e 101: (111+101):2 = 106.

Ma il tema del doppio è presente anche nei cognomi delle due mogli, sposate ad un uomo bigamo (come a dire due persone legate ad un unico denominatore: i due cugini legati allo pseudonimo comune Ellery Queen): Angell e Gimball (hanno entrambi una doppia LL). Non solo. Schulz sottolinea qui che le due famiglie Angell e Borden si contrappongono tra loro anche in ragione dei loro elementi più caratterizzanti, che sono Bill Angell e Andrea Borden. Contrapposti anche costoro, A B (o 1 2) e B A (2 1), formano un Chiasmo, in sostanza una X. Alla X è legata la Croce di sant’Andrea, e qui c’è per di più un’Andrea. Un’altra coincidenza è che il X è il n.10 in latino e il ns. romanzo è appunto il decimo.

“.. la X, nel nostro caso, potrebbe rappresentare il “bifrontismo” dei 2 cugini, il loro “doppio”: infatti la  X, la lettera CHI greca, che rappresenta il Chiasmo, ha una forma a croce: gli elementi si dispongono ” in corrispondenza inversa” l’uno nel confronto dell’altro, per cui ciò che è in basso a sinistra si specchia in ciò che è in alto a destra, e così via. Del resto la corrispondenza a chiasmo come coppia di opposti, si apparenta a quella delle due immagini speculari secondo un asse simmetrico, rivolte una verso l’altra o entrambe che guardano le due direzioni opposte, un bifrontismo che ci richiama il Dio Giano (tanto più che se notiamo la rappresentazione del dio bifronte e lo stilizziamo potremmo ricavarne una X. “ (vd. http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/?s=Il+caso+dei+fratelli+siamesi ).

La presenza del valore numerologico o gematrico di A e B come 1 e 2, è verificabile anche allora si dice che Ellery incontra Bill l’1/6 (che poi sarebbe anche il giorno in cui muore Joe) e il 2 sarebbe stato il giorno del compleanno di Bill. Altra curiostà è data dal fatto che si è visto come spesso nei romanzi dei Queen, i numeri 10, 20, 5 si rincorrano: nel nostro caso il 20. E’ la conseguenza del fatto che Dannay, che era quello che elaborava il plot su cui poi agiva il cugino, conferendo la forma letteraria, tendeva sempre a sottolineare la propria partecipazione. E Dannay nacque il 20 ottobre 1905. Nel nostro caso il 20 come lo troviamo? I capitoli del romanzo in lingua originale non sono 4 come in italiano, ma 5: The Tragedy, The Trail, The Trial, The Trap, The Truth. A parte il fatto che come in Trent’s Town, ci sono doppie T in tutti, in sostanza si ha un Tautogramma che è fatto dalla lettera T, a cui gematricamente è assegnato il valore 20.

Nel cap. 3 del testo americano, The Trail, Il Processo (noto anche come oltre ai 5 capitoli comincianti con doppia T e al nome della città, anche il giornale per cui scrive Ella Amitie è Trenton Time!) , si dice che fu ucciso un uomo che si chiamava Joseph “Wilson, also known as Joseph Kent Gimball, in Mercer County, State of New Jersey, on the night of Saturday, June the first, 1935″. In sostanza la vittima viene uccisa nella notte di Sabato 1 giugno 1935. Prendiamo in esame questa data. Se la rapportiamo alle date di nascita dei due cugini, Dannay nato il 20 ottobre 1905 e il cugino Mannay invece  l’ 11 gennaio 1905, vediamo come 1 giugno 1935, diventa il trentesimo anniversario del compleanno medio dei due cugini: infatti, ed è facilmente dimostrabile, penna alla mano, dall’ 11 gennaio al 20 ottobre intercorrono 282 giorni, e guarda caso il lasso di tempo tra l’11 gennaio e il 1^ giugno data della morte di Joe Gimball è pari a 141 giorni cioè la metà dell’intervallo di tempo tra le date dei compleanni dei due cugini. Ma oltre a questo, a suffragio che ciò non è una mera coincidenza, c’è il fatto che in Colpo di Grazia (The Finishing Stroke), ci sono due gemelli nati nella notte del 6/1/1905 e 6/1 è l’inverso  di 1/6.

Se vogliamo  vedere bene, c’è ancora altro.

Halfway House è il ponte tra due vite, dove Joe Gimball si sentiva senza nulla, non legato a Lucy e neanche a Jessica, e le gite in barca testimoniavano questo suo bisogno di ritrovarsi talvolta da solo, per sfuggire al pauroso stress a cui si era consegnato, sposando due donne e vivendo in due città diverse, due esistenze diverse: sempre il 2 che ricorre nel romanzo. Ma se vediamo meglio, c’è un’altra curiosità che emerge: anche i due cugini avevano consegnato ad uno pseudonimo inventato le loro due esistenze, e fino all’uscita di Halfway House, nessuno sospettava che proprio loro due fosseo i creatori di Ellery Queen. Ecco allora un altro motivo per dire come questo romanzo segni uno spartiacque ideale prima ancora di Calamity Town: la ragione probabilmente fu la volontà di lasciarsi alle spalle un clichè che già aveva fatto il suo tempo, perchè ormai Van Dine non era più quello che era un tempo, e aprirsi a nuove esperienze, rivelando nel contempo che loro due erano i creatori di Ellery, e del resto forse fu anche un modo per ricreare attorno a sè un certo alone di mistero che creatosi prepotentemente anni prima, anche in relazione alle uscite dei romanzi di Dury Lane firmate Barnaby Ross, era poi scemato poco alla volta.  E così possiamo stabilire un parallelismo tra la vicenda umana dei due cugini e quella di Joseph Kent Gimball: come le due esistenze e le due vite nascoste erano venute a galla nel momento in cui era stato ucciso Joseph Kent Gimball alias Joe Wilson, così le due esistenze nascoste dei due cugini vengono alla luce nel momento in cui il romanzo Halfway House viene pubblicato: L’homme menant une double vie dans Halfway House est assassiné il 1er juin 1935, 30e “anniversaire moyen” des Queen. C’est à l’occasione de la sortie de ce roman que les cugini ont dévoilé leur identité.

C’è infine un altro soggetto nel romanzo che presenta ancora una volta la dualità, ed è il vecchio Jasper Borden il padre di Jessica. essa si può apprezzare nel testo inglese quando la sua emiplagia è presentata come 2 corpi uniti in uno, uno vivente e l’altro morto: two bodies united, the one dead the other living“.

E ce ne sarebbe ancora da dire.. Ma per farlo dovremmo parlare di altri romanzi, come Double, Double o The Finishing Stroke.

Riprenderemo il discorso, al momento opportuno.

Pietro De Palma

ELLERY QUEEN : LA CASA DELLE METAMORFOSI (HALFWAY HOUSE) – TRAD. GIANNI MONTANARI – ELLERY QUEEN “SFIDA AL LETTORE” N.16, MONDADORI, 1985ultima modifica: 2023-01-18T11:08:50+01:00da lo11210scriba
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