MASSIMO PIETROSELLI: LA PROFEZIA INFERNALE. NEWTON COMPTON EDITORI, 2013


Massimo Pietroselli lo conosco da parecchio. Ci siamo incrociati alcune volte sul Blog Mondadori, anni fa. Lessi nel passato uno dei romanzi di fantascienza con cui vinse dei premi, L’Undicesima Frattonube e mi piacque parecchio. Ma da allora, 2004, non ho più letto null’altro di Pietroselli, se non qualche M-files, Gli archivi segreti della sezione M, in sostanza racconti che Pietroselli Luceri e Leoni, tutti e tre romani e amici, hanno cominciato a scrivere per delle antologie che con Tre60 (Editrice TEA), hanno incontrato un buon successo. Però, durante queste vacanze natalizie, avevo bisogno di qualcosa che mi mettesse su, e i romanzi che stavo invece leggendo, mi avevano buttato parecchio giù. E così, in seguito ad una innocente chiacchierata con Massimo, mi è venuta l’ispirazione di leggere un suo romanzo, di una decina di anni fa, ma che mi pareva adatto a rimettermi in sesto: La Profezia Infernale. Scelta azzeccata!

Era stato pubblicato, credo l’anno precedente sempre da Newton Compton, con altro titolo: Alphabetum, la confreternita del saio nero. Probabilmente, penso io, è stato ripubblicato l’anno dopo con altro nome, per rinverdire i fasti, visto che dello stesso autore, per la stessa casa editrice stava per essere pubblicato La Profezia di Praga, che è il prosieguo delle avventure di Leonia e Grifo.

Detto questo passiamo a dire per quale motivo mi sia piaciuto, anche parecchio, questo libro.

E’ ambientato in piena Controriforma, 1599, l’anno prima del Giubileo del 1600.

L’azione del romanzo è anticipata da un Prologo che data il 1439, nel quale un certo Francesco Prelati, monaco spretato, poco avvezzo alla gloria di Dio e molto più a quella di Satana, chiede di essere ammesso ad una setta che si riunisce in cunicoli sotto Roma, per poter officiare riti ermetici e pagani, davanti all’altare di Proserpina e Dite, dei dell’Averno Pagano; a decidere se ammetterlo o no, sarà il Maestro del Monogramma, un incisore diabolico, che sta per pubblicare un Codice Maledetto, Il Libro di Erode, una serie di tavole in cui vengono raffigurati i supplizi e le morti di una serie di bambini, in cui l’incisore ha nascosto la propria scienza ermetica.

Dopo questo Prologo, che apparentemente ha poco a che fare col resto, e invece ne avrà parecchio, l’azione si svolege a Roma nel 1599: Leonia, nobile dignitaria della Corte Boema, è incaricata dall’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo di reperire bizzarrie e cose strane per la sua collezione unica in Europa; ad accompagnarla, Grifo, un turco convertito, che nasconde un luttuoso passato: moglie e figli trucidati dai turchi, e lui punito non con la morte, ma con la perdita della virilità. Questa singolare coppia, gira per l’Europa, e nei frangenti narrati, è a Roma, dove viene contattata dal curatore Pontificio dell’inventariamento delle proprietà dei Cenci – sequestrata dalla Chiesa, dopo il supplizio di tutti i Cenci, famiglia nobile, che avevano ucciso  Francesco, violento padre padrone, oltre che sodomita – Prosdocimo Alfani, che gli propne un pezzo unico per l’Imperatore: il cranio orrendo del Maestro del Monogramma, il creatore del Libro di Erode, condannato dalla Chiesa in quanto testo negromantico, e distrutto. Portato a Praga e confrontato col dittico dello stesso pittore, di proprietà dell’imperatore, in cui il cranio è raffigurato, e riconosciuta la sua autenticità, si fa strada sempre più la possibilità che anche una copia magari persa del Libro di Erode, possa essere reperita. Il perchè è dato dalla presenza di un incisore, Bonsanti, nella casa di Alfani. Per quale motivo un incisore si sarebbe recato a casa sua se non per un qualche consulto? Fatto sta che Alfani viene incaricato da Leonia di rapportarla nel caso in cui si trovi qualcos’altro, e Bonsanti si fa avanti e dicendo e non dicendo, fa capire ai due che la possibilità di avere il Codice c’è, almeno ristampato sulla base di matrici nascoste. Nel frattempo, si apre un nuovo fronte: una suora Fiammetta, reclusa nel convento in via Merulana, comincia ad avere visioni: profetizza l’avvento di un Giubileo infermale, da parte di una setta che ri riunisce in luoghi bui e tetri sotto Roma, per officiare i Ludi Secolari davanti all’altare a Dite e Proserpina, durante i quali degli innocenti verranno immolati e un Drago che ha le chiavi di questo luogo infernale li salverà. La profezia oscura e contraddittoria, attrae Padre Ascanio, un inquisitore domenicano, che è conscio della buona fede della suora medium, ma che anche è dubbioso su altro.

Un quarto fronte si apre con Ottavio, un misterioso individuo riparato a Londra, e contattato proprio dall’incisore Bonsante, che dopo essersi dotato di un braccio meccanico, che ha anche un congegno a molla in grado di lanciare dardi, e aver cancellato le tracce del suo passato, uccidendo chi sapeva chi fosse, si mette in viaggio per Roma. A questo punto è chiaro che Bonsante è in combutta con lui e tramano qualcosa. Cosa, si capirà nel prosieguo della storia, quando Bonsante, sempre facendo intravvedere il miraggio a Leonia del Libro di Erode, la condurrà in una misteriosa chiesa delle Tre Spade, in una piazza con ruderi romani e fontana con delfini, dove le farà vedere la tomba di un certo Francesco Previtali, ma che secondo lui è la tomba invece del Mestro del Monogramma, le parlerà di una entrata dell’Averno probabilmente celata in uno dei luoghi vicini, e Leonia uscendo vedrà osservarla dal Palazzo dei del Drago, i 3 patriarchi delle Tre Spade (3 famiglie nobili che avevano salvato il papa anni prima da una congiura). E proprio cercando lì, in quel palazzo l’entrata dell’Averno, sulla base di alcuni dettagli osservati nelle tavole stampate poi dal Bonsanti, Leonia tramite la conoscenza dell’erede dei Del Drago, Onofrio del Drago, riuscirà ad entrarvi e….

Romanzo non proprio da lieto fine (Pietroselli ammette che i romanzi con lieto fine non lo interessano e che anzi un finale tipo Via Col Vento, cioè con una speranza è meglio), in cui alcuni muoiono, altri fuggono e solo i bambini gioiscono, è però un gran bel thriller storico, che non fa rimpiangere nulla ai tanto blasonati autori stranieri, anche perchè il thriller è basato su una documentazione storica notevole, che mischia il sacro col profano, mi verrebbe da dire in questo romanzo che tratta di demoni e di santi, ma che potrebbe più facilmente dirsi mischia la verità storica con quella inventata di sana pianta. Detto questo, è da dire che la Congiura dei Cenci ci fu e che Francesco fu ucciso davvero come si dice qui, che la seconda moglie e la figlia fuono decapitate, il figlio Giacomo squartato, e il figlio minorenne condannato alle galee salvo poi essere perdonato in un secondo tempo; che i Del Drago come famiglia nobile esiste, anche se aveva il palazzo in altra zona di Roma; Leonia e Grifo sono personaggi inventati, ma Rodolfo d’Asburgo ovviamente no, e neanche papa Clemente VIII. Un Maestro del Monogramma incisore maledetto non è esistito ma altri Maestri di Monogrammi non negromanti sì, un Francesco Previtali monaco dedito alla negromanzia è esistito e anche il Gilles de Rais al cui servizio avrebbe spacciato di poter evocare il demome Barron; e infine non è mai esistita una piazza con ruderi di tempio romano, chiesa rinascimentale e fontana con delfini, se non nella memoria di chi conosce a menadito Il Segno del Comando e i suoi luoghi; infine un Palazzo de Le tre spade esiste davvero ma non nei luighi descrtti dal romanzo: è infatti sede di un celebtre porticato Berninano e della celeberima Galleria Spada. E infine l’Accademia di Pomponio Leto davvero ci fu e anche una loro setta che utilizzava rituali pagani e talvolta anche violenze, radicata nelle catacombe. Come davvero ci fu la Congiura di Stefano Porcari contro Niccolò V nel 1453.

Aggiungiamo che il thriller è molto ben costruito, ha bellissime descrizioni,  alterna momenti drammatici ad idilliaci (l’amore platonico tra Leonia e Grifo, soffuso e triste), evocativi (Grifo ha una memoria prodigiosa legata ad un’arte figurativa senza pari così da riprodurre a memoria qualcosa così come era nella realtà, mentre leonia ha una capacità paranormale, ESP diremmo, di poter tramite il contatto manuale di qualcosa, evocare i ricordi cui quell’oggetto è legato) ad altri più banali (lo scherzo mancino di Onofrio Del Drago a Bonsanti fingendo che fosse l’Inquisizione, che ci ha fatto pensare anche ad una possibile accomunanza di questo Onofrio seicentesco ad altro Onofrio nobile settecentesco, ugualmente mattacchione) nel contempo indirizza il lettore  verso quella che parrebbe una congiura infermale, ed invece è nient’altro che una vendetta, che usa come verità delle menzogne costruite ad arte, che si sviluppa secondo paletti ben individuati e che si chiarisce man mano che si procede verso la fine, passando da un inizio tutto sommato lento verso una fine sempre più convulsa.

A me ha ricordato, proprio per l’esame, nelle tavole incise del libro, di particolari presenti in alcune di esse, Il Club Dumas, di Arturo Pérez-Reverte, ma anche The Gashlycrumb Tinies, l’abbecedario in formato macabro di Edward Gorey, in cui 26 tavole con didascalie in rima baciata, descrivono le morti di 26 bambini i cui nomi propri cominciano con le relative lettere dell’alfabeto inglese.

Ottimo thriller storico, Pietroselli riesce ad evocare atmosfere di varia natura, e a rendere piacevole e spigliata la lettura, rendendo anche credibile la storia.

Pietro De Palma

MASSIMO PIETROSELLI: LA PROFEZIA INFERNALE. NEWTON COMPTON EDITORI, 2013ultima modifica: 2023-01-16T13:08:18+01:00da lo11210scriba
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