Roger Scarlett: Il Mistero della Piuma Bianca (The Back Bay Murders, 1930) – trad. Dario Pratesi. I Bassotti, Polillo, n.214 , Marzo 2021

piumaRoger Scarlett è uno pseudonimo dietro cui si celavano due scrittrici, una coppia a 4 mani come Ellery Queen. Le scrittrici si chiamavano Dorothy Blair (1903-1975) e Evelyn Page (1902-1976). Non erano cresciute assieme come si porterebbe facilmente ad ipotizzare, ma in due luoghi del tutto diversi. Infatti la prima, originaria del Montana, anche se i genitori provenivano dal Massachussets, si era laureata nello Stato di New York; la seconda invece proveniva da Philadelphia, Pennsylvania. Le due tipe si incontrarono dallo stesso editore “Houghton Mifflin, con sede a Back Bay di Boston, dove le due donne si erano incontrate. La coppia lasciò Houghton, Mifflin nel 1929” per creare il proprio personaggio e ragione sociale Roger Scarlett. Dopo qualche tempo passato a scrivere assieme i loro 5 romanzi, la coppia si ritirò presso una sperduta fattoria ad Abington  nel Connecticut, dove per 50 anni vissero assieme (era una coppia lesbica, cosa confermatami da Curtis).

I 5 romanzi in questione, scritti e pubblicati dal 1930 al 1933 sono:

The Beacon Hill Murders (1930)

The Back Bay Murders (1930)

Cat’s Paw (1931)

Murder Among the Angells (1932)

In the First Degree (1933)

Il Mistero della Piuma Bianca (??? In Italia usano sempre titoli eclatanti che non rispecchiano quelli originali) in sostanza parla di una serie di delitti in un pensionato, quello della sig.ra Quincy.

All’inizio, si verifica una strana cosa: qualcuno imbratta con sostanza dello stesso colore del sangue, probabilmente ketchup, le pareti e il pavimento della stanza occupata da Prendergast, un giovane molto eccitabile che vive con la madre. Poi qualche giorno dopo, la cosa si ripete solo che ad imbrattare il pavimento è sangue, in quanto viene ucciso proprio Prendersast. A proposito, la piuma bianca utilizzata per il titolo italiano, viene trovata sotto il corpo di Prendergast.

Le indagini si presentano difficili: tutti i pensionati, occupanti stanze al secondo e terzo piano della palazzina, danno deposizioni da cui si ricava come in sostanza nessuno avrebbe potuto compiere il delitto, tranne una persona che era andata a trovare il cieco Weed, Alvin Hyde. Questa persona, va detto, si presenta al sergente Moran che affianca l’ispettore Norton Kane, e depone negando proprie responsabilità come gli altri. Quando Kane desume che può esser stato solo lui, e la polizia perquisisce l’appartamento in cui vive, trovano in un cassetto una busta con scritto “Reperto A” e dentro il coltello imbrattato di sangue che è stato usato per uccidere Prendergast. In un armadio, anche il completo che sfoggiava il sospettato davanti al sergente Moran.

Tuttavia la polizia non dirama l’ordine di ricerca di Hyde, in quanto Kane è sicuro trattarsi di persona abitante nella casa di Quincy, che assumeva l’identità di Hyde tramite travestimento.

Le indagini vanno avanti, ma non sortiscono risultati apprezzabili. Kane elabora una serie di ipotesi accusatorie, basate anche sul dono di un rullo di pianola che Hyde aveva regalato a Weed, ma pur focalizzando l’attenzione su una serie di personaggi, non si riesce a individuare quello giusto.

Le indagini prendono altra piega, dopo il secondo delitto, quella della Sig.ra Quincy, trovata morta a causa di una puntura sul braccio, nella sua stanza da letto, collegata da una porta al salotto dove stava suo marito e tramite un’altra al corridoio dell’abitazione. Il marito afferma che la moglie è morta intorno alle 22.30 quando normalmente si coricava: ha sentito un forte rumore , è accorso, e ha trovato la moglie morta.

Tutti gli altri occupanti la casa affermano la stessa cosa, pur spaventati. Vicino al luogo della morte, stavano giocando a bridge quattro dei pensionati: Lovejoy, Vincent, Wainwright e il dottor Spinelli. Kane ipotizza che Wainwright quando si è alzato dal tavolo per andare di sopra a prendere le ciabatte, cioè alle 22.15 quando “lui faceva il morto”, prima di ritornare al tavolo, può aver aperto la porta della stanza da letto della signora e averla uccisa tramite una puntura avvelenata. Tuttavia questa ipotesi decade quando si conosce si quale veleno si tratti: non uno capace di uccidere dopo alcuni minuti ma istantaneamente: acido cianidrico. Per di più, Weed aveva rivelato che Hyde aveva una vera predisposizione per gli animali, avendone parecchi in casa sua, tanto che la gatta Sheeba, un persiano purissimo con due occhi azzurri appartenente a Weed , faceva le fusa solo con lui e Hyde. E quindi Kane sottopone Wainwright alla prova finale chiedendogli di prendere la gatta con lui: ma la gatta non risponde al comando del pensionato e non da segni che lui sia Hyde. Quindi si ritorna al punto di partenza. O meglio no. Perché Quincy è stata uccisa perché aveva scoperto una cosa: dei frammenti verdi di vetro trovati nella sua tasca, collegati in un primo tempo ad una lente per occhiali o ad un monocolo, poi sono stati invece collegati a qualcos’altro. Quincy aveva rivelato che la sera prima dell’omicidio Prendergast, quando lei era andata ad aprire la porta ad Hyde, questi era incespicato e eli aveva sentito il rumore di un vetro rotto tanto che aveva pensato in un primo tempo che si fosse rotto il pannello superiore della porta d’ingresso. Solo dopo, un orologio da tasca lasciato colpevolmente su un mobile col vetro rotto l’aveva indirizzata verso la vera identità di Hyde, firmando così la sua condanna a morte.

Kane riuscirà dopo un fuoco pirotecnico finale in cui vengono sospettate tre diverse persone, ad individuare quella giusta, non prima che questa si suicidi. E spiegherà anche come si inquadri quella piuma binaca nella soluzione ed individuazione del movente per  l’assassinio di Prendergast.

Dico subito che il romanzo non mi ha subito appassionato: infatti le prime 100 pagine le ho lette in quasi un mese. Forse lo stile, forse le testimonianze, forse anche l’attesa di un delitto impossibile che non c’era stato, mi hanno frenato per parecchio tempo, tanto che avevo cominciato a leggere altro libro che consigliai molti anni fa a Igor Longo che non lo conosceva : un romanzo di Jeffery Deaver. Fatto sta che ho notato delle cose un po’ strane.

Non so se l’impaginazione del romanzo sia quella originale oppure le piantine presenti a pag 76-77 originalmente siano state inserite altrove: fatto sta che messe in questa posizione tolgono parecchio all’effetto sorpresa. Infatti, se inserisci delle piantine in cui sono disegnate le camere degli occupanti e tra quelle non c’è quella di Hyde, un lettore abbastanza avvezzo alle sottigliezze di un mystery capisce subito che se le indagini si indirizzano verso Hyde e Hyde non abita in casa, e purtuttavia vengono inserite delle piantine della casa, è evidente che Hyde sia altra persona. E questo quando ancora Kane non ha esplicitato i suoi dubbi che Hyde sia in effetti la seconda identità di un occupante della casa.

Al di là di questo, il ritmo della narrazione acquista un peso ed una velocità notevoli solo dopo il secondo delitto, che è un delitto impossibile. Anzi, per concezione, esso anticipa di molti anni uno famosissimo di Agatha Christie, e di qualche anno uno di Vindry. Tuttavia c’è una certa ingenuità di fondo: utilizzare l’acido cianidrico come arma, se è vero che ha una sua indubbia efficacia, espone tuttavia ad una domanda sopra i righi che non viene considerata (né ovviamente le viene data risposta: come ha fatto l’assassinoa procurarselo? L’acido cianidrico non è di facile reperimento, come lo era al tempo per es. l’arsenico usato per eliminare i topi, in quanto anche a quel tempo era merce con cui potevano a che fare solo forse farmacisti, chimici e medici. Infatti, per qualche tempo ho sospettato Spinelli, prima di indirizzarmi verso l’assassino vero, una trentina di pagine prima della spiegazione.

Va detto che però, per il lettore medio, l’individuazione è assai problematica visto che il gioco delle parti viene sviluppato con perizia e assai intelligentemente: la tensione, salvo il particolare da me succitato, non decresce mai a partire dal secondo delitto, anche perché vengono proposte , una seguita da un’altra, varie ipotesi accusatorie che si indirizzano verso Wainwright, Lovejoy, Spinelli, e persino Weed (nel caso sia un falso cieco, visto che si ritrae quando Kane sta per percuoterne la fronte con un righello), tutte supportate da una propria causa.

A me tuttavia di fondo è rimasto solo un dubbio: nei mystery, tranne forse quelli di Fantomas o Arsene Lupin, il travestimento non è quasi mai utilizzato. Qui una persona, si scopre che per anni si è costruita una doppia identità, andando anche a vivere in un’altra casa ( un po’ come accade all’Ispettore Belot di Aveline), ma ha la faccia tosta di essere visto dalla padrona di casa che lo riceve in casa come Hyde, ma che lo conosce sotto altra identità, o di presentarsi a Moran ed essere visto quindi dal narratore, cioè l’avvocato Underwood, senza che tutte queste persone di accorgano che è altri. Quello che però mi sovviene stranamente, non è tanto il travestimento (e qui anche il mutamento di alcuni tratti somatici del volto), ma il cambio della voce: possibile che tutte le persone non si siano mai accorte della voce, oppure anche essa veniva cambiata? Pare che me ne sia accorto solo io, visto che nel romanzo non se ne parla proprio.

Per impostazione, la concezione del romanzo e dei suoi personaggi ci porta verso il romanzo Vandiniano: la coppia delle due autrici fu sicuramente molto influenzata da Van Dine, che nel tempo la faceva da padrone in America. Non a caso, i personaggi principali sono sovrapponibili a quelli vandiniani: Philo Vance qui è Norton Kane, S.S. Van Dine è Underwood, il giudice Markham è il sergente Moran, anche se non vi è il superdetective dilettante ma il poliziotto detective, secondo una costola nata sempre da Van Dine, ma alimentata da Abbot e Daly King. Kane tuttavia, pur derivando da Philo Vance, non ne è un fedele clone, e prende degli atteggiamenti da Sherlock Holmes: infatti solo S.H. si sarebbe messo a carponi  con la lente di ingrandimento per individuare qualcosa sfuggito ad altri. Beh, Kane si mette a carponi con scopetta e paletta per raccogliere eventuali frammenti di vetro dell’orologio. Tuttavia certi particolari ci riportano alla cultura enciclopedica di Philo Vance: es. i caratteri somatici dei gatti, e le differenziazioni all’interno della stessa razza dei gatti persiani.

Bel romanzo, apprezzabile anche e soprattutto dagli appassionati di Van Dine.

Pietro De Palma

Roger Scarlett: Il Mistero della Piuma Bianca (The Back Bay Murders, 1930) – trad. Dario Pratesi. I Bassotti, Polillo, n.214 , Marzo 2021ultima modifica: 2021-08-03T10:22:44+02:00da lo11210scriba
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