Ricordando Tecla Dozio e La Libreria Sherlockiana di Milano

Qualche giorno fa ho saputo che è mancata nel febbraio dell’anno scorso Tecla Dozio.

L’avevo conosciuta nel 1990, quando mi ero recato per la prima volta presso la sua libreria, La Libreria del Giallo, in Piazza San Nazaro in Brolo, una traversa di Corso di Porta Romana, a Milano. Era una bella sede, la ricordo bene: locali spaziosi, ariosi, ben illuminati. Forse anche troppo disimpegno in quei locali, alle cui pareti scaffali strazeppi facevano visionare romanzi polizieschi di tutti i generi, tanto che mi ricordo Lei aveva messo quei cartelloni di cartone che invitavano ad iscriversi ad una associazione che faceva riferimento alla libreria, ispirata a Sherlock Holmes:in cambio di una quota asociativa si aveva dritto ad una publicazione,gadget, sconti. Infatti la libreria prese il nome di Sherlockiana.. In quel periodo a me interessavano i romanzi di Margery Allingham, e Christianna Brand, oltre che di Dorothy Sayers. E quelli che non riuscivo a trovare di Carr.

La libreria era nata nel 1985 ma non era stata lei a fondarla. Era stato il mai dimenticato Gian Franco Orsi, che assieme alla moglie e ad un’altra socia più giovane, gestivano la libreria: lo so per certo perchè un mio amico in quel tempo lo era proprio della socia più giovane che morì tragicamente nel 1988. Qualche tempo dopo la libreria fu venduta a Tecla Dozio che era – a detta di questo mio amico – una visitatrice e cliente fissa della libreria. Tecla non mi ricordo bene, vendette o ipotecò il suo appartamento per rilevare l’attività con tutto quello che c’era dentro, e di cui in parte non conosceva neanche il reale valore: un amico mi ha detto tempo fa di aver trovato per esempio nello scantinato, copie delle prime edizioni americane di molti classici, tra cui due del romanzo di F.G.Parke, First Night Murder (più tardi pubblicato nei Bassotti da Polillo).

Il punto, dove si trovava, assicurava un certo via vai: innanzitutto, vi andava il visitatore che sapeva dove si trovasse la Libreria, ma poi son sicuro che anche chi non avrebbe mai pensato di trovarla, se era interessato, vi sarebbe entrato. La libreria era infatti vicina all’Università Statale di Milano, e praticamente attaccata o quasi alla basilica di San Nazaro in Brolo con annesso Mausoleo Trivulzio del Bramantino. E per di più a quattro passi c’era anche un ristorante che in quegli anni assicurava una favolosa cassoeula.

Vi andai per qualche tempo, giacchè in quegli anni almeno due volte l’anno andavo a Milano a trovare i miei zii, e comprai caterve di cose. Poi un giorno, non la trovai più e mi dissero che si era trasferita in Via Peschiera: era il 1992 o 1993, non ricordo.

In via Peschiera andai parecchie volte: la prima volta che mi ci recai tuttavia, non fu facile, perchè collocata in un dedalo dalle parti di Corso Sempione. Mi ricordo che non c’era la luce che inondava la vecchia libreria, e gli spazi erano più angusti, anche se sempre comodi.

La prima volta mi ricordo, la signora stava parlando al telefono, mi pare alla figlia: era una giornata uggiosa, invernale, un pomeriggio. Trovai due romanzi che cercavo da parecchio tempo: In alto mare di Daly King e Gli occhi verdi del gatto, di Dorothy Sayers. Il primo era in libera vendita,il secondo no. La signora mi disse che un cliente l’aveva già prenotato da sei mesi e giaceva in negozio in attesa che venisse a ritirarlo: io, che ero interessato, le dissi che se davvero fosse stato interessato sarebbe venuto aprenderselo nei sei mesi precedenti, mentre io ero lì ed ero pronto a comprarglielo. la signora convenne e mi dette il romanzo. Entrambi Capolavori del Giallo Mondadori.

Un’altra volta, ero a Milano da qualche giornoo, intorno al 2000. Andai a trovarla nel pomeriggio: non c’era nessuno, ma era in programma una presentazione mi pare. Non c’era nessuno e la signora si lasciò andare a qualche ricordo,quando le chiesi se poteva prendermi un libro della Hobby & Work, Satana a St. Mary, appena uscito: in quell’occasione mi disse che lei aveva curato per quella casa editrice una collana. Infatti qualche anno fa, ho trovato parecchi noir,in una svendita presso un ipermercato,di tale collana curata da Tecla Dozio. Era un po’ depressa:mi disse che io ero il solo cliente che aveva avuto quel giorno. E gli altri giorni non erano molto dissimili da quello. Tecla Dozio era innamorata della sua libreria, e nel suo mestiere ci metteva passione, non era solo un modo per guadagnare. Che poi. se ci avesse davvero guadagnato, non avrebbe chiuso la libreria qualche anno dopo.

Ritornai a trovarla nel 2000, ma alla fine. Ero in viaggio di nozze.Lei una ventina di giorni prima del matrimonio, mi aveva telefonato comunicandomi che dei libri erano arrivati e se poteva inviarmeli (infatti acquistavo molta roba da lei): io le dissi che mi sarei sposato e sarei passato da Milano, e quindi sarei andato a prendermeli di persona. Nell’occasione, 22 dicembre, bellissima giornata, lasciai un attimo mia moglie seduta ad una panchina di Foro Bonaparte, e andai a colpo sicuro in Via Peschiera: mi ricordo che ritornai dalla mia bella sposina, con Morte dal cappello a cilindro di Clayton Rawson, tre romanzi di Herbert Resnicow, due di Doherty (C.L.Grace) e un Wilhelm.

Sono ricordi indelebili. Associati alle cose più belle che facevo a Milano. Una era andare dai miei zii, un’altra trovare i miei amici, poi andare alla Sherlockiana, e infine non meno importante recarmi nel negozio di dischi di musica classica, dei fratelli Grazioli, in Via Nirone.

Da quel dicembre 2000 non sono più andato a Milano. Ma non smisi di comprare libri, ricorrendo sempre alla corrispondenza. Anzi i pacchi arrivavano più ricorrenti a casa, soprattutto dopo che nel 2003 conobbi Igor Longo, tramite Dazieri, e lui mi segnalò tutti i titoli di Camere Chiuse o Delitti Impossibili che secondo lui era imprescindibile che io avessi e leggessi. Andò avanti sino al 2008 credo: in quell’anno mi arrivarono gli ultimi due romanzi che cercavo di Halter : Nebbia rossa e Il cerchio invisibile.  Avevo ancora qualche titolo in ricerca (La porta sull’abisso di Carr per esempio), ma poi su Anobii fui avvisato che la libreria si sarebbe chiusa, e che centinaia di titoli erano in vendita a prezzi scontati. So che parecchia gente ne ha approfittato, ma siccome di lucrare sulle disgrazie altrui non mi è mai piaciuto, inviai una lettera di solidarietà e contemporaneamente scrissi come altri ad organi di stampa, per sensibilizzare sulla vicenda. La signora mi ringraziò, ma non ci sentimmo più.

Qualche anno fa la ritrovai su Anobii. Le inviai una missiva e lei mi rispose. E’ stata l’ultima volta che l’ho sentita.

P. De Palma

Ricordando Tecla Dozio e La Libreria Sherlockiana di Milanoultima modifica: 2017-10-26T12:49:35+02:00da lo11210scriba
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