Ngaio Marsh – I Guanti dell’assassino (Hand in Glove, 1962) – trad. Mauro Boncompagni – G.M. 3138 del Dicembre 2015

Che a me piacciano i romanzi di Ngaio Marsh è cosa risaputa. Prima ancora che piacessero a me e che io ne parlassi, ne avevano parlato altri, come Luca Conti, rimarcando il dato principe della prosa della Marsh, cioè la raffinatezza dello stile. A parere mio c’è un’altra caratteristica peculiare delle opere della Marsh, che rivela la sua maestria nel trattare la materia: la grande varietà dei personaggi. Se si osserva e si mette a raffronto la scuola poliziesca francese e quella anglosassone, in generale già si noterà come i francesi degli anni ’30 creassero i loro romanzi non sulla base di molti personaggi, perchè il loro scopo era principalmente quello di sondare un mistero, risolto il quale, veniva inquadrato immediatamente il responsabile; il giallo anglosassone pur con i suoi ovvi distinguo, è molto più complesso, e sofisticato, in quanto non pone al centro del plot un mistero partciolarmente intricato (un omicidio impossibile o una camera chiusa), che può anche esserci, ma che non è il soggetto primo quanto invece il prodotto delle ramificazioni di contatti tra i vari personaggi. Carr forse sfugge a questa casistica, ma comunque in Carr, la caratterizzazione dei personaggi è sempre mirabile. Ngaio Marsh, tra i vari romanzieri anglosassoni, è quella che più di altri è riuscita secondo me, nella difficilissima arte di riuscire a gestire una selva di personaggi diversi, dando a ciascuno di essi una sua propria caratterizzazione efficace. E “Hand in Glove“, del 1962,(I Guanti dell’assassino) è uno dei suoi romanzi migliori.

Tutto ruota in questo romanzo sulla figura di Period Pyke, un anziano gentiluomo di nobili origini, che fa del lignaggio la sua fissazione. Assume come dattilografa, Nicola Maitland-Mayne, nipote dell’omonimo generale, amico di Pyke, perchè lo aiuti a scrivere un libro. Pyke divide la sua casa con un amico, Harold Carter, un grande avvocato in pensione, che ha pessimi rapporti con molta gente: a causa della sua cagna, Pixie, un boxer in calore; a causa del suo rifiuto ad acconsentire al figliastro, Andrew Bantling, di ereditare prima del consentito, il lascito assegnatogli da suo padre Bobo Bantling, settimo Barone di Bantling, in punto di morte: infatti Harold Carter assieme a Period Pyke è uno dei tutori del ragazzo. Inoltre Harold è stato secondo marito della madre Desirèe Bantling, ora sposata con Bimbo Dodds, ed è anche con lei in rotta. E’ in non buoni rapporti anche con la sorella Constance, a causa dell’adozione da parte di lei, di una ragazza, Mary Ralston, detta “pupa”, che Harold giudica una poco di buona, anche a causa dell’unione con un tipo poco raccomandabile, quale Leonard Leiss. Non bastasse tutto questo, Harold Carter riesce anche a bisticciare proprio con il suo ospite, Period Pyke, a causa di una sua uscita velenosa – durante il party dato da Desirée e Bimbo che terminerà con una caccia al tesoro – con la quale vuole attaccare coloro che desiderosi a tutti i costi di nobili origini, sono capaci anche di alterare documenti pubblici pur di conquistarle.

Durante il party accade un fatto che predispone ancora peggio Harold nei confronti di Pupa e di Leiss: i due, millantando l’appoggio inesistente da parte di Harold Carter e di Period Pyke, avrebbero voluto cambiare la propria “carretta” con una macchina sportiva. Non bastasse questo, durante il party, scompare il prezioso portasigarette d’oro con brillanti che Pyke aveva avuto in dono da una nobildonna sua amica:gli unici ad averlo avuto in mano sono stati i due giovani che però negano ogni responsabilità nell’accaduto. Il party potrebbe a questo punto almeno avere un termine felice, ma invece, dopo la caccia al tesoro, la cagna di Harold, Pixie, che lui ogni notte porta a fare i bisogni, scatena un furibondo casino, con tutti i cani del vicinato, di cui fa le spese Bimbo, così come prima aveva fatto le spese Connie Carter, morsa dal suo pechinese Li, anch’egli innamorato di Pixie.

L’indomani mattina, il 1 aprile, la sorella di Harold riceve una lettera di condoglianze splendida, da parte di Pyke, famoso nel ristretto ambito nobiliare della provincia, per le sue condoglianze. Ma condoglianza per chi? Per Harold sembrerebbe, perchè si parla del fratello. Ma Harold è vivo. Anzi no. Viene trovato sepolto nel fango putrido di uno scavo che operai stanno compiendo sul terreno adiacente alla villa dove lui vive assieme a Pyke, per la costruzione di uno scarico fognario: qualcuno lo ha fatto cadere nella buca, cambiando la posa delle assi a protezione del fosso. E poi gli ha fatto rotolare addosso il collettore che gli ha sfondato il cranio e affondandogli il volto nel fango, lo ha soffocato. Come sapeva Period della sua morte prima che la scoprissero altri? Chi gli ha fatto uno scherzo d’aprile, orribile?

Non è questo l’unico quesito a cui  Roderick Alleyn, fratello di un baronetto, e sovrintendente di Scotland Yard, dovrà dare una risposta. Dovrà anche scoprire chi abbia rubato il portasigarette, e se siano stati effettivamente i due ragazzacci, visto che anche quello è stato trovato nel fango vicino alla vittima. E dovrà capire perchè Period abbia spedito, prima della scoperta del cadavere, una seconda lettera di condoglianze a Connie, esattamente identica alla prima. E quale significato abbia un’altra lettera ma di tenore assai diverso, riguardante il suo lignaggio, che Period Pyke ha spedito a Desirée Bantling. Roderick farà un salto nella canonica della città natale di Pyke per controllare il libro battesimale e controllare in effetti i suoi natali. Dovrà anche dare anche un nome a tutti coloro che hanno sostato vicino al fosso nelle immediate vicinanze temporali a quelle stabilite per la morte di Harold: in partica pare che tutti si siano dati appuntamento lì, per una ragione o per l’altra, per ricordare una guerra in atto tra Desirée e il suo secondo marito a riguardo della negata eredità del figliastro, oppure solo per baciarsi (Nicola e Andrew), o anche per ritrovare il famoso ultimo indizio che porta al tesoro, una bottiglia di spumante tenuta bagno nello sciacquone del water di casa Bantling.

E dovrà anche capire chi si sia appropriato dei pesanti guanti da guida del fidanzato di Pupa, che i due pensano abbia sottratto proprio lui assieme all’ispettore Fox e ai sergenti investigativi, perchè quei due guanti sono stati probabilmente usati per compiere l’omicidio.

Non prima di  essere accorso a casa di Period che gli voleva parlare perchè ha sentito qualcosa di allarmante al telefono: troverà il vecchio riverso sulla scrivania: qualcuno gli ha lanciato un fermacarte a forma di pesce (il suo stemma araldico) volendolo centrare alla testa. Non è morto ma ha una grave commozio cerebrale: riuscirà a parlare di un motivetto che qualcuno canticchiava al party e poi la notte dell’omicidio di Carter presso il fosso. Nella sorpresa generale, eliminando tutti coloro che per un potivo o per l’altro non potevano aver commesso il fatto, inchioderà il più insospettabile degli assassini.

Stupendo romanzo. Si contraddistingue per una prosa estremamente raffinata, che affascina. Cito uno dei tanti passaggi: “Nicola avrebbe appreso ben presto che la compilazione delle lettere era una materia di vitale importanza per il signor Pike Period. Perchè lui, in effetti, andava famoso per le sue lettere di condoglianze” (pag.22).

Quando leggi questo passaggio ti chiedi – mi son chiesto – cosa c’entrassero le lettere di condoglianze: eppure le lettere di condoglianze, le due che arrivano a Connie Carter, hanno un’importanza strategica. Assieme ai guanti. Per il contenuto delle lettere ed il contenuto dei guanti.

E’ bene dire che le due lettere arrivano per sbaglio, almeno una: l’altra era rivolta a Desirée perchè ex signora Carter, in qaunto anche lei aveva perso un fratello, Ormsbury. Nel romanzo accadono tantissime altre cose che non cito, e alcune hanno importanza nella soluzione, altre no. Per esempio c’è anche il maggiordomo, Alfred Belt, che ha motivi di rancore nei confronti della vittima, per essere stato accusato, assieme a Leiss, di essersi appropriato del famoso portasigarette d’oro. Del resto nelle tasche di uno dei sospettati verrà trovato del tabacco turco, delle sigarette contenute nel gingillo di Period.

L’inizio del romanzo è lento ma affascinante: una serie infinita di chiacchiere, che celano però motivi più che validi per sopprimere una persona. Poi c’è il party, e poi..le conseguenze del party. Poi altre cinque parti. Alleyn, il deus ex machina compare nella terza parte, ma ancora prima che egli  appaia nelle parti di funzionario di Scotland Yard, la sua presenza viene invocata da Nicola, amica della moglie di Roderick, la pittrice Troy. La settima parte è addirittura dedicata alla pestifera cagna di Harold che è essenziale per la storia in quanto troverà i guanti.

Come si vede nulla è lasciato al caso: dal caos delle tante persone coivolte apparentemente o realmente nella morte di Harold, Alleyn deve trarre delle prove certe di quello che è successo, eliminando uno ad uno gli indiziati: tra di loro persino Bimbo Dodds, ha qualcosa che non vuole si venga a sapere del suo passato.

Il colpevole non cade dal cielo: è uno dei sospettabili,che Marsh molto abilmente tralascia di inquadrare sotto i riflettori. Mette invece altre persone che molto più coerentemente avrebbero avuto motivi per uccidere. Semina indizi veri, vitali (la cenere pestata sotto dei tacchi a spillo in casa Pyke, il riferimento a tutte le persone che per un motivo o per l’altro erano andati a acsa di Pyke prima che qualcuno tentasse di ucciderlo, i guanti) assieme a falsi (il portasigarette, perchè chi l’ha rubato non è l’assassino; l’eredità di Andrew, che fa sospettare varie persone; il lignaggio vero o presunto che sia di Pyke).

In realtà tutto gira proprio intorno alle origini nobiliari di Period Pyke: egli tace un indizio importante su chi lui ha sentito fischiettare un certo motivetto la sera che Harold è stato ucciso, perchè chi lo fischiettava lo ha ricattato di rivelare cosa lui aveva fatto molti anni prima.

La particolarità di questo romanzo è di avere inoltre oltre ad un plot riconoscibilissimo (il lignaggio di Period), molti subplot che per un motivo o per l’altro vi si intersecano (Pixie, il portasigarette, il motivetto volgare, lo scavo fognario, le brutte abitudini di Leiss e Mary, l’intraprendenza con gli uomini di Desirée e l’eredità di suo figlio), ma anche uno estremamente difficile ad essere inquadrato e perciò nascosto: questo è  un romanzo sulle relazioni, sociali e amatorie. Parafrasando de Laclos, si potrebbe intitolare anche questo romanzo “Les dangereuses liasons”, Le relazioni pericolose. Come nel romanzo, le relazioni di cui qui si parla possono anche essere pericolose; e sono relazioni che in un modo o nell’altro, fanno riferimento alla famiglia vera o presunta che sia: il legame tra Leiss e Mary, quello tra Nicola e Andrew, quello tra Roderick Alleyn e Agatha Troy, la tresca tra Alfred Belt (il maggiordomo) e la signora Mitchell (la cuoca di Pyke), l’ex legame di Desirée con Carter e ora quello con Dodds, la relazione pericolosa che lei tenta di avere di Roderick, invano. Ma anche la relazione madre-figlio Desirée -Andrew, quella Connie-Pupa (adottante-adottata), la relazione di Pyke con la sua vera o falsa famiglia (e quindi la questione dell’eredità del titolo nobiliare), le relazioni fratello-sorella, Ormsbury-Desirée, Harold-Connie; le relazioni padrone-cane, anche queste importanti in un certo senso: Connie-Li, Harold-Pixie; e infine le relazioni cane-cagna, perchè Pixie, in calore, attrae sessualmente tutti i cani del vicinato, tra cui il pechinese Li.

E c’è anche un motivo che sottende a tutto: è come se Marsh volesse dire di non fermarsi alle apparenze: tutti, ma proprio tutti, i sospettati hanno uno scheletro nell’armadio. E mi piace sottolineare come Ngaio Marsh, cittadina del Commonwealth, neozelandese, legata più o meno all’ambiente britannico, voglia sottolineare che persino nelel casate nobili, non tutto e non tutti, sono veramente nobili. Lo fa a proposito delle pretese origini nobiliari di Pyke, che poi risulterà essere veramente un nobile anche se ha fatto qualcosa di cui vergoganrsi, e lo fa a proposito di quelle acquisite da Desirée. Che è raffinata, o almeno vorrebbe esserlo, ma poi si manifesta una cougar, mentre il marito sta dormendo, quando vorrebbe fare qualcosa di sconveniente con Roderick che è stato invitato da lei a pranzare a casa sua; che beve come una spugna; e che addirittura, assieme al marito, un altro arricchito, ma senza alcuna raffinatezza interiore, quando devono elaborare le tracce per la caccia al tesoro, l’ultima a cui pensano è una di nessuna raffinatezza: “Se non sai che fare adesso, magari pensaci nel cesso“, che un vero nobile non avrebbe mai composto, davanti al quale Pyke sarebbe rabbrividito.

Come in tutti i mysery c’è un finale in cui tutto va a posto.

L’indizio del guanto, che diventa prova effettiva, è straordinario, perchè è macchiato da un certa sostanza di cui si parla ad un certo punto, che qualcuno ha usato per uno scopo ben preciso, solo che quando se n’è parlato, nessuno poteva pensare che sulla base della presenza di esso, l’assassino venisse smascherato. In questo Marsh è veramente straordinaria: nasconde tra tante schiocchezzuole, una che diventerà basilare.

Quando lo lessi, rimasi stupito: avevo scoperto già delle cose che poi Roderick spiegherà, ma questo no, non l’avevo proprio inquadrato.

E l’assassino uccide per un motivo che a suo modo è importantissimo, ma non è per gelosia, nè per soldi: vuole proteggere  qualcuno; e tenta di uccidere, per un motivo connesso. E’ vile, ed è anche stupido. E una volta scoperto, verrà inquadrato anche come pazzo, in fondo. Perchè se la cosa che non voleva si scoprissenon fosse mai accaduta, Harold non l’avrebbe mai ucciso. O forse sì, un giorno?

Grande, Ngaio!

Pietro De Palma

 

 

Ngaio Marsh – I Guanti dell’assassino (Hand in Glove, 1962) – trad. Mauro Boncompagni – G.M. 3138 del Dicembre 2015ultima modifica: 2017-08-21T20:01:42+02:00da lo11210scriba
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