I Racconti di Padre Brown

libri nuovi 010.jpghpITtRbVGOM7-m.jpgI RACCONTI DI PADRE BROWN di G.K.CHESTERTON – Regia di Vittorio Cottafavi – Puntate 1-6:

n.2 DVD – Fabbri Editori-RAI Trade

n.3 DVD – Edizioni San Paolo – RAI Trade

 

L’anno scorso, in edicola, è stato rimesso in vendita un must della vecchia e gloriosa televisione di stato della tanto vituperata prima Repubblica, nell’ambito di una collana da edicola: I Racconti di Padre Brown di G.K.Chesterton ridotti per la televisione, e diretti da Vittorio Cottafavi. Anche se però non avessi acquistato la confezione di 2 DVD presente in edicola, prima o poi mi sarei procurato quella in 3 Dvd delle Edizioni Paoline, tuttora in catalogo (e molto richiesti).

Avevo voglia di rivederlo questo sceneggiato: era tanto tempo che lo desideravo! Mi ricordo quando, bambino, correvo a vedere il pretino interpretato da Rascel: a quel tempo va detto, mi piaceva perchè era scanzonato; e mi piaceva molto (e la canticchio ancora) la sigla ambientata durante una partita di pallone nell’oratorio (anch’io vi andavo), cantata da Rascel e dai 4+4 di Nora Orlandi.

Se devo dire la verità, un altro Padre Brown l’avevo già visto, interpretato, in un film, da Alec Guinness; e quindi, col senno di poi, volevo confrontarlo: il paragone, secondo me, gioca a favore dell’interpretazione del grande attore inglese. Non per motivi collegati alle medesime origini nazionali, ma per come Guinness si calava nel personaggio. Che è pur sempre un prete. Oddio, anche quello di Rascel lo era, ma la chiave di interpretazione è diversa: a parere mio, Rascel anche se porta una ventata di freschezza, assente nell’interpretazione di Guinness, è pur sempre un pretino da oratorio, molto dimesso e scanzonato, molto più proletario e socialista di quanto non sembrasse quello di Guinness (anche se Chesterton utilizzò il suo personaggio anche per togliersi dei sassolini e attaccare la società del suo tempo); il Padre Brown di Alec Guinness (un’interpretazione di straordinaria bravura, in anni in cui Guinness era al massimo delle sue possibilità interpretative), “Father Brown” di Robert Hamer (1954), è invece un prete scaltro, straordinario detective, arguto, dall’intelligenza duttile, che duetta e duella, si fa per dire, con l’altro straordinario Flambeau, il ladro che ha rubato un prezioso crocifisso, interpretato da Peter Finch.

Tuttavia l’edizione di Rascel non va dimenticata, per la sua bravura nel calarsi nel personaggio. Aver impiegato il comico Rascel, notissimo in Italia, fu una grande trovata, tanto più che gli misero come spalla, un altro attore molto utilizzato dalla televisione italiana degli sceneggiati: l’Arnoldo Foà che aveva qualche anno prima spopolato con “La freccia nera” di Anton Giulio Majano. La coppia, straordinaria e ben affiatata, decretò il successo delle sei puntate andate in onda nel lontano 1971, con oltre 18 milioni di spettatori. Tanto più che Rascel, con la sua verve comica innata si cala nell’humour britannico spiegandolo in versione italica, e non perdendo occasioni per amplificare la figura del prete proletario, lui che era socialista convinto; mentre Flambeau-Foà, elegante attore drammatico, si cala nel personaggio del ladro convertito, e lo interpreta laicamente facendone un personaggio a tutto tondo, oltre che la spalla del prete.  Va detto che il successo di Cottafavi fu decretato anche in ragione dei cammei, cioè delle apparizioni, di tanti attori di valore italiani, parecchi autori di Teatro e di Cinema (fra tutti, per es. il Bonacelli del Salò di Pasolini di qualche anno dopo, o Mario Piave, attore molto usato negli sceneggiati di quegli anni, per es. “A come Andromeda” sempre di Cottafavi, oppure il mai dimenticato Massimo Serato).

Nella conduzione delle sei puntate, tuttavia, il livello non mi pare lo stesso: se favoloso è il primo episodio, che si può mettere a paragone col Padre Brown di Alec Guinness, “La Croce azzurra”, che forse è il più godibile dal punto di visto dell’humour nell’intera serie (Foà bisogna dire che è irresistibile), altri sono meno interessanti. Come pure, segnalo due che mi sembrano i migliori: “Le colpe del principe Saradine”, in cui recita Massimo Serato, è un episodio venato dal livore e dall’odio, in cui l’atmosfera è plumbea; “La forma sbagliata” è invece, fra tutti, l’episodio più poliziesco in assoluto, giacchè prende le mosse dall’omonimo racconto, una straordinaria Camera Chiusa che fece scuola al tempo in cui Chesteron la concepì: qui devo dire che Rascel, secondo me, fornisce la sua interpretazione migliore: è saccente ma sapiente al tempo stesso, è proletario ma uomo di Chiesa, è accusatore dell’assassino ma anche il suo salvatore morale. E tra i comprimari di questo episodio, spicca la straordinaria interpretazione drammatica, da consumato attore di Mario Piave (l’omicida roso dal rimorso, che ateo convinto intravede per la prima volta la luce della speranza). In una televisione che doveva educare il pubblico, e in cui la censura dettava legge, questo Padre Brown rispondeva ai dettami dell’Italia clerico-democristiana, mettendo in scena una coppia che, nella vita di ogni giorno, era più che socialista.

Perchè Padre Brown, se svela torbidi disegni, odiosi delitti e intriganti misteri, imprestato dalla necessità alla salvezza degli innocenti, ha come fine precipuo quello di salvare le anime, ricondurre gli assassini alla confessione, alla espiazione delle colpe per rientrare nel gregge degli eletti (anche se Padre Brown non è un poliziotto e quindi tende, quando può farlo, a evitare il carcere alla pecorella smarrita poi ritrovata). E quel Rascel, in quella stagione di rivoluzioni e di scontri sociali e strategia della tensione, seppe far ridere ma anche pensare un pubblico che era ancora molto legato alla Chiesa, anche se la battaglia per il divorzio venne di lì a poco: infatti, molto intelligentemente, nei dialoghi, si cercò di far diventare la realtà di ogni giorno, il pacifismo, la lotta di classe, l’etica e il moralismo, l’approfittarsi degli altri e l’amicizia, materia sceneggiata in cui riconoscere e riconoscersi (ne “La forma sbagliata”, c’è anche un guru, quei santoni indiani che tanto andavano di moda nella stagione hippy). Forse, anche per questo lo scenggiato ebbe tanto successo.

P.

I Racconti di Padre Brownultima modifica: 2010-12-03T23:19:00+01:00da lo11210scriba
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