L’Avventura della Bambola del Delfino è l’ultimo racconto ad esservi contenuto: è del 1948, e contiene un crimine impossibile:la sparizione di un favoloso diamante blu, incastonato nel copricapo di una bambolotto a forma di principe, con tanto di manto di ermellino e spada d’oro, appartenente ad una celebre collezione di bambole di una ereditiera morta da poco, Miss Cytherea Ypson. Essa ha disposto che la sua intera collezione di bambole, venga messa all’asta e il ricavato dato a società che aiutano orfani; inoltre in occasione della vigilia di Natale del 1943, ha disposto che venga esposta per la gioia dei piccoli, pubblicamente.
La notizia, metterebbe in apprensione qualsiasi distretto di polizia, solo per il fatto che solo il diamante sia stato valutato oltre centomila dollari, non considerando il valore storico del cimelio donato da Luigi XVI a suo figlio. Ma nel caso della polizia di New York, la cosa è ancor più grave, in quanto il principe dei ladri, Comus, ha pubblicamente manifestato l’intenzione di rubare il diamante.
L’avvocato John Somerset Bonding, che si occupa di liquidare la collezione di bambole, è seriamente preoccupato per questa eventualità e a questo scopo contatta l’Ispettore Richard Queen, che predispone un doppio sbarramento prima dell’espositore della bambola: innazitutto una sorta di stanza formata da quattro espositori collcati su quattro ipotetici lati di un quadrilatero al cui centro è assiso un Babbo Natale, ben noto alla polizia, in quanto trattasi del Sergente Velie; e poi, nel caso Comus dovesse superare lo sbarramento già difficile di Velie, si dovrebbe fermare dinanzi ad una vetrata alta tre metri, la cui entrata è una porta la cui unica chiave riposa nella tasca della giacca dell’ispettore Queen. Quindi nessuno potrebbe accedere in teoria alla bambola.
In realtà, alla fine della giornata, prima che l’esposizione abbia termine, e ognuno torni a casa propria per la vigilia di Natale, dopo una giornata all’insegna di tentativi più o meno velleitari di forzare il blocco (tentati furti a clienti per distogliere l’attenzione e persino un falso vecchio tenente per mano un bambino persosi nella folla, che ha cercato con un diversivo di entrare nella zona off limit), al momento di riporre la bambola a posto, l’avvocato Bonding lancia l’allarme perchè il diamante secondo lui è stato sostituito con una copia. Nessuno si è mosso, solo Babbo Natale cioè Velie, dopo essere andato a mangiare a pranzo, ora è andato al bagno. Subito scatta l’allarme, che cioè quello possa non essere Velie, ma Comus travestito. Ma raggiunto Babbo Natale, e costretto a togliersi la barba, ecco Velie in persona: eppure il diamante, esaminato dallo stesso esperto gemmologo che l’aveva analizzato prima che venisse messo in esposizione, si rivela davvero falso.
Come ha fatto Comus a raggirare tutte le precauzioni prese in anticipo?
Ellery brancola nel buio, fino al fatidico momento, dopo numerose ore di ragionamento, in cui, dopo aver escluso tutte le possibili alternative, giunge finalmente a puntare il dito e a spiegare l’impossibile.
Il racconto, di sole quindici pagine, esplora una delle specialità di Ellery Queen , in maniera stupefacente: la sparizione di un oggetto. Diciamo che lo stesso tipo di trucco, entra di diritto nell’atmosfera del Natale, con la sua magia, con lo stupore di cui rende partecipi gli attori della vicenda, non i bambini, ma i veri attori di questo specialissimo Natale: gli adulti. Di cui fanno parte l’esperto gemmologo, l’avvocato, l’ispettore, suo figlio, vari agenti di polizia e il sergente Velie, e Nikki Porter. La brunetta segretaria di Ellery, che compare in due romanzi e svariati radiodrammi, si trova anche in questa raccolta di racconti basati, guarda caso, su radio drammi. I Queen si specializzarono nella sparizione di oggetti in vari racconti: i diamanti non scompaiono solo in questo racconto ma anche nel radiodramma The Man Who Could Double the Size of Diamonds (1940). Secondo una parte della critica americana, l’ispiratore di questi racconti non sarebbe stato Carr ma Edgar Allan Poe, il Poe di “The Purloined Letter”, “La lettera rubata”. Anche se è indubitabile che certi racconti o radiodrammi di Carr si può dire siano stati concepiti partendo dal medesimo concetto: che cioè per nascondere una cosa perfettamente, è necessario metterla sotto gli occhi di chi cerca, mimetizzandola.
Proprio per queste caratteristiche, un racconto non ideato da Dannay, pirotecnico sceneggiatore dei lavori queeniani, ma dal cugino, ed egualmente stratosferico, sorprende ed ammalia.
P. De Palma