E’ arrivata l’estate, anzi possiamo dire che stiamo ad estate inoltrata. E come sempre facciamo il punto sull’analisi dell’andamento della letteratura poliziesca in Italia.
Parleremo di Mondadori, delle collane da edicola, di Polillo, e di qualcos’altro
Stendendo un velo di pietoso silenzio sulla serie degli apocrifi sherlockiani, che continua la sua marcia indefessa, soddisfacendo con grande entusiasmo gli aficionados (almeno questo dicevano tempo fa), senza che qualcuno possa mettere fine allo stillicidio di titoli, di autori uno più anonimo dell’altro (tranne Mayer, ma quello era forse il solo o uno dei pochi apocrifi che avrebbero dovuto pubblicare, e almeno lo hanno fatto!), bisogna anche parlare del resto.
L’anno scorso – ve lo ricordate – dicevano che Gardner era il più venduto dei Classici, e infatti ne uscirono parecchi. Poi, miracolo, dite voi, i Gardner si sono volatilizzati: non piacciono più? Bah. La serie ristagna: qua e là dei pezzi buoni, qua e là delle quisquilie, delle pinzillacchere, a citare il grande Principe.
Arriva Anne Perry e tutti si strappano i capelli: è arrivata la grande Anne! Io la penso diversamente: Dio ce ne scampi!
Invocavamo anni fa la fine della serie dei Gatti, ed è arrivata lei! E la Bowen: peggio che andar di notte! Piacerà pure tantissimo al pubblico femminile a caccia di avventure giallo rosa, ma questi sono romanzi non da Gialli Mondadori ma da serie Harmony ! Sempre le stesse cose: non ripeto le cose che ho detto per la Perry. Oramai i romanzi son sempre gli stessi, perché in maniera ripetitiva, seguendo una teoria sempre uguale, accadono fatti guarda caso simili gli uni agli altri. Ora se ne accorgono anche coloro che osannavano alla Bowen, ma quello che cominciano a dire gli altri ora, io lo dico da mesi, da anni: è una serie stantia, fermatela!
Sul romanzo annuale vincitore del Tedeschi, non parlo: non avrebbe senso. E’ un’opera prima: si vedrà nel prosieguo se e come questo autore si evolverà e cosa farà. Dico solo che non è un romanzo classico e questo la dice tutta: di autori che abbiano scritto romanzi classici vincitori del Tedeschi, ce ne sono stati pochissimi: Giulio Leoni, Comastri Montanari, Lorenzo Arruga (che però dopo un altro romanzo , ha dato forfait, riprendendo a fare ciò che fa da tanti anni con grande successo: il critico musicale), Luceri, Pietroselli. Altri non mi sovvengono, mi perdonino gli interessati. Si fanno sempre romanzi che hanno a che fare con situazioni della vita di ogni giorno o quasi e da lì si traggono gli spunti: il Giallo Classico è oramai un limbo in cui nessuno pesca più. C’è stato il bell’esordio di Stefano (aho, Stefano ma quando ne sforni un altro?). Poi…silenzio.
IL PERICOLO GIALLO
E vedo che mia moglie, quando arrivano in casa nuovi Polillo, almeno non storce del tutto il naso, perché sono nuovi, e possono ben stare nella buona libreria di casa (le donne son quasi tutte uguali, con alcune eccezioni, beninteso: per esempio una eccezione è una mia amica che vive a Catania). E io posso tirare un sospiro di sollievo. Però i miei buoni gialli li ho stipati in librerie, in scatoloni, in scaffali, anche a casa dei miei, ultranovantenni. Mio padre è indifferente, ma mia madre, negli sprazzi di memoria (ha un inizio di Alzheimer) si ricorda di quando leggeva i romanzi di Agatha Christie che gli passavo e commentavamo insieme le storie. Quelli erano i tempi che compravo i Mondadori, ogni settimana! E quando uscivano dei volumi speciali, compravo anche quelli: mi ricordo quello che mi feci regalare da mamma ad un mio compleanno: Il segreto delle campane di Dorothy Sayers (Collana Altri Misteri).
I romanzi degli autori anni ’30 sul Giallo Mondadori non appaiono più: Forte è attratto dalla narrativa contemporanea, non è cosa segreta. Berkeley oramai assieme ad Allingham, a Innes e altri, paga lo scotto di appartenere ad un tempo che viene ritenuto oramai da alcuni “ANTICO”. Accanto a queste considerazioni soggettive, ve ne sono alcune di tipo oggettivo, che riguardano i diritti di autore, che abbiamo visto (se ne stanno accorgendo anche i più ingenui) stanno causando ripetute rinunce a pubblicare romanzi di autori che prima venivano pubblicati. Purtuttavia, un discorso del genere ce lo aspetteremmo da parte di piccoli editori non da parte di un colosso che ha acquistato tempo fa un altro colosso, diventando un supercolosso: spendi tanti soldi e poi economizzi su somme che al confronto di altre sono “irrisorie”?
Però questa considerazione ci può far ben pensare come i Gialli da edicola Mondadori non abbiano per l’attuale proprietà un valore proprio: se davvero lo fosse, basterebbe un po’ di pubblicità in più, come faceva il buon Arnoldo quando uscivano film (mi ricordo Assassinio allo Specchio, o Poirot sul Nilo, con concorsi a latere e inserto con fotografie tratte dal film), per far decollare la testata, e farle abbandonare il limbo dove ora si trova.
Ma se vi è discorso circa i Diritti d’Autore, non ci si può chiedere quale sia la prospettiva degli agenti italiani, pochi ma potenti, e che detengono un parco di autori molto cospicuo (anche autori che nessuno ricorda più, accanto ad autori che tutti ricordano): non so se i Diritti siano aumentati o siano quelli di prima, magari sono sempre gli stessi, ma mentre quando non c’era crisi potevano essere tranquillamente pagati, ora che le vendite latitano, si cerca di risparmiare: può essere anche questo beninteso, come pure che i diritti d’autori costino di più. Quello che vorrei dire è questo: scusate Signori, ma non sarebbe il caso che vi accordaste? Un accordo mancato significa che da una parte i romanzi non si pubblicano più, ma dall’altra i diritti non si vendono più. E in questo chi ci guadagna? Nessuno. Ci perde la casa editrice, che non pubblicando più romanzi di autore, vede il proprio bacino lettori diminuire; ci perde l’agente, perché i diritti che avrebbe venduto, non li vende più; e ci perdono gli eredi degli autori. Mi hanno detto che anni fa, quando la buonanima di Michael Dibdin viveva, cercarono in casa Mondadori di pubblicare qualche altro suo romanzo. Ma siccome i diritti erano alti già allora, pensarono bene di aggirare l’agente e rivolgersi direttamente all’autore: che li mandò al Diavolo, cioè li rimandò all’agente( perché questi hanno la commissione di vendere i diritti di un certo scrittore in un determinato Paese). Conclusione: i libri non si fecero più, l’agente non vendette i diritti, e Dibdin non intascò altri soldini.
Ora i Diritti di autore non coinvolgono solo Mondadori ma altre case editrici, solo che nel caso in cui Mondadori vendesse qualcosa senza aver pagato i diritti e venisse scoperta, pagherebbe una multa molto maggiore di quella inflitta alla piccola casa. Così mi disse anni fa un esperto del settore. Per quello ci vanno molto cauti. Ma state sicuri, che il problema diritti è anche per Polillo! Solo che Polillo fa un certo discorso: punta cioè su una determinata vendita, e aspetta i risultati. Un autore va bene: metterà mano al portafoglio e pagherà i diritti anche se alti per vendere altri libri di quell’autore; non va bene? Non ne pubblica più. Vi sono casi tuttavia in cui anche per lui un certo autore – e quindi l’agente che detiene i diritti a vendere i suoi libri –è vietato. Solo che, nella massa di romanzi di autori classici che vengono venduti, quelli che non lo sono, anche se saltano all’occhio, passano più inosservati di come sarebbero se le vendite fossero poche. Del resto Polillo, essendo un piccolo editore, e applicando nei confronti della sua collana l’economia del buon vecchio padre di famiglia, non fa passi più lunghi della sua gamba: non acquista un pacchetto di titoli per averli a meno cadauno, ma acquista volume per volume.
A questo aggiungasi un dato assai rilevante, a cui non viene dato però il giusto peso, ed è arrivato il momento di parlarne: le pubblicazioni Mondadori sono mensili, appaiono cioè nelle edicole, ogni mese. Anche se sulla copertina, in quarta, rimane la vecchia dicitura “quindicinale”, che tuttavia si riferisce ad un tempo passato. Un tempo, quando la tiratura era effettivamente quindicinale, cioè ogni volume usciva a distanza di quindici giorni, poteva anche verificarsi che un certo romanzo fosse un flop perché mal accolto dal pubblico, ma la cosa era superata dal fatto che un altro romanzo sarebbe uscito quindici giorni dopo, e magari sarebbe stato altro. Ancora ancora, quando di volumetti ne uscivano 6, o anche 4, anche mensili, l’uscita di quattro romanzi simultanea faceva da scudo ai romanzi più leggeri; ora invece, uscendone solo due al mese, se uno dei due o entrambi sono male accolti, la cosa assume ben altro significato, soprattutto per il settore vendite della casa Editrice. Ecco spiegato allora per quale motivo si tenda a vendere volumi i cui diritti costino meno, oppure quelli di autori italiani in cui la traduzione non si paghi, oppure quelli che per alcuni venderanno più di altri. Anche risparmiando sulla qualità e puntando solo sul dato di vendita.
Per di più la cadenza mensile anziché quindicinale ha avuto alla lunga un effetto deteriore sulla visibilità della casa editrice, e sul mantenimento di una certa fetta di mercato: se i volumi avessero mantenuto la cadenza quindicinale, la casa editrice attraverso le sue collane, avrebbe attratto maggior pubblico di quanto ne attrae ora, perché la presenza simultanea a breve distanza di tempo di più volumi di più autori avrebbe agito da richiamo calamitante, più di quanto accada ora, che già si pagano gli effetti deteriori di campagne editoriali sempre meno qualitativamente interessanti, e per di più i due volumetti escono di mese in mese. Cioè si aspetta un mese per vedere uscire un volume, e se le scelte dell’editor non collimano con le proprie, va a finire che prima di comprare un volume di un genere amato, di tempo ne passerà certamente tanto in più.
Ci avevate pensato?
Uscite in programmazione.
Annunciato un Chase inedito (era ora!), e un Van Dine che non esce da moltissimi anni (spero che sia almeno nella traduzione di Pietr o Ferrari, altrimenti non vale la candela: Signori, Il gioco è fatto! ).
Maureen Jennings è al quarto appuntamento, ed è chiaro che anche con questa autrice è stato acquistato un pacchetto di titoli (quelli con Murdoch, penso). Almeno Jennings è all’inizio di una serie! Però anche qui, atmosfere vittoriane. Io poi l’Inghilterra della regina Vittoria non la amo…
Apocrifi sherlockiani ancora.
Sul fronte Polillo, uscirà prossimamente ll capolavoro di Clifford Orr, una delle grandi camere Chiuse degli anni ’30, The Wailing Rock Murders, presumibilmente col titolo “La casa sulla scogliera”. Mentre a fine agosto è in uscita nei Giunti, è annunciato The Tokyo Zodyac Murders di Soji Shimada, col presumibile titolo: Gli omicidi dello Zodiaco (un altro dei grandi capolavori non pubblicato da Mondadori).
Sul fronte Polillo si registra un’uscita in questo mese, luglio 2017 di Ethel Lina White, il suo Capolavoro, già pubblicato molti anni fa da Mondadori col titolo “La scala a chiocchiola” (ricordate il celebre film di Siodmak: da bambino mi causò una notte insonne!). Ricordo tra gli ultimi usciti, l’eccellente L’assassino del Luna Park, di Nicholas Brady.
In casa Eliot, invece segnalo gli usciti: Strano incidente al Claridge e Omicidio a Villa Byzantine di R.T. Raichev (entrambi usciti l’anno scorso) che vanno a rimpinguare la sua serie di romanzi di giallo classico usciti sempre su Elliot; ultimamente poi è uscito un romanzo degli Anni Venti di Annie Haynes, Il delitto di Abbey Court (The Abbey Court Murder, 1923). In questo caso, per chi volesse, la mia amica Giuseppina La Ciura, sul suo blog ha recensito il romanzo:
http://l_oeil_de_lucien.blog.tiscali.it/2017/06/18/il-delitto-di-abbey-court-the-abbey-court-murder-1923di-annie-haynes-elliot2017/?doing_wp_cron
Pietro De Palma