Denzil Meyrick: Là dove scorre il sangue (Whisky for Small Glasses, 2012) – trad. Giuseppe Settanni. Il Giallo Mondadori 3201 del Marzo 2021

E’ da un po’ tempo che la linea di Forte qualche frutto l’ha dato: si notano nuovi nomi, si è abbandonata la linea giallo-rosa che può anche andare bene come alternativa ma che poi scoccia alla grande quando viene assunta come unica risorsa, e si stanno proponendo dei titoli accattivanti, anche riesumando titoli di un certo peso che altri avevano dimenticato nelle pieghe del tempo.Dopo il romanzo del mese scorso, Linea Retta di Enrico, ero ben disposto verso l’inedito di questo mese. Avevo letto di Denzil Meyrick che è uno scrittore scozzese e che ha scritto alcuni romanzi ben accettati dal pubblico scozzese, vincendo anche un concorso locale. Devo dire che questo autore non l’avevo mai sentito, ma le aspettative, per quanto detto precedentemente, erano consistenti. Dopo aver letto il romanzo posso dire che erano in generale mal riposte: non è un romanzo ottimo, come ha detto qualcuno sul Blog Mondadori, ma discreto, utile solo a far trascorrere tempo. Niente di eclatante quindi. Vado a dire perchè. Cominciamo con la trama.

A Kinlock, un paese scozzese che vive di pesca, non accade mai nulla o quasi. Un giorno vien trovato il cadavere di una giovane donna nudo e in avanzato stato di decomposizione, che affiora dall’acqua. Il cadavere è irriconoscibile, a parte il tatuaggio rozzo di una sigla su una coscia, e quando due poliziotti giunti sul posto cercano di tirare a riva il corpo riescono solo a spezzarlo in due, con conseguente rilascio in acqua di fluidi, organi e quant’altro, con il risultato di rendere ammorbante l’aria attorno, e di far vomitare chiunque si avvicini e non sia avvezzo alla morte.

Siccome il posto di polizia locale non va avanti perchè il caso sembra troppo ostico, viene mandato ad investigare un ispettore della polizia investigativa di Glasgow, James Daley, ben presto coadiuvato dal suo vice, il sergente Brian Scott.

Il cadavere dopo aver scandagliato tutte le possibili piste, viene riconosciuto da un pescatore che lavora su un battello nel Mare del Nord, comer quello della moglie, tale Izzy Watson, una moglie che non volendo passare il suo tempo solo facendo da madre al suo unico figlio, cerca passatempi nel coltivare altre amicizie maschili: insomma a dirla breve, è conosciuta come una tizia che accetta da tutti di farsi sbattere anche sui bidoni della spazzatura, dietro al Pulse, un noto pub della cittadina, oltre che essere drogata persa.

Non si capisce come quel cadavere abbia morsi di gamberi e granchi che non vivono nelle acque di Kinlock, e anche se fosse stata abbandonata in mare aperto le correnti non avrebbero dovuto portarla lì, ma molto più a nord. I due tronconi di cadavere, restituiscono durante l’autopsia altri rilievi sconcertanti: la donna prima di morire aveva avuto due rapporti sessuali con due uomini diversi, e questo è in linea con quando già accennato; il particolare scioccante è però che anche dopo morta, la donna aveva accolto dello sperma dentro di sè.

Le indagini si presentano subito ardue. Vengono interrogati soprattto pescatori, e in particolare due fratelli Camel e Bobby Johnstone che pescano i granchi e i gamberi, ma senza risultato, reggendo bene i loro alibi alle indagini. Poi è la volta del proprietario del Pulse, Mulligan, un personaggio ambiguo, che accetta che delle donne vengano scopate nel cortile esterno del pub ma poi ha una vita privata che sembra irreprensibile. Scavando più a fondo, trovano un punto di contatto tra la più cara amica di Izzy, Janet Ritchie, e Mulligan, in quanto amanti. Anche di Ritchie si son perse le tracce, e quando cercano di interrogare Mulligan, si viene e a sapere che i due se la sono filata con il loro battello. Individuatolo, con la nave della capitaneria di porto comandata da un certo Flynn, si recano sul posto, tanto per scoprire sottocoperta, la donna prona su un tavolo alla quale qualcuno ha schiaffato nell’ano un nodoso bastone di una settantina di centimetri, provocandole una devastante emorragia interna, e Mulligan ucciso con  una overdose.

Dopo certe indagini si viene a scoprire che il capo della polizia locale, con cui Daley si è subito scontrato, è il padre di Janet Ritchie, e che si sbatteva anche lui Izzy, aveva chiuso  più di un occhio sul mercato di droga che era passato attraverso il Pulse di Mulligan. Pur di discolparsi in più possibile, parla di un traffico di droga dalla Lettonia. Quindi la morte dei tre si interseca con questo traffico che potrebbe avere punti di contatti oppure no con il triplice omicidio, anche se allo stato delle cose, la nave appoggio dei trafficandi era ancora lontana quando prima Izzy e poi gli altri due erano stati uccisi.

Va da sè che Daley e Scott, con altri agenti, tra cui quello che aveva scoperto il cadavere di Izzy, Archie Fraser, cercano di bloccarli, ma segue uno scontro a fuoco e oltre ad un trafficante viene ucciso proprio il giovane Archie.

Altre indagini ricostruiscono il traffico internazionale di droga, e mentre tutto quersto accade, è arrivata già da tempo la moglie di Daley, Liz, con suo fratello Mark. Lei vuole stare vicino al marito, anche se tutti cercano di mettere in guardia Daley: il fatto è che anche Liz è piuttosto focosa. In passato l’aver scoperto da parte di Daley, la moglie mentre veniva scopata da dietro da un tale, nel loro talamo, aveva portato alla reale defenestrazione del malcapitato che era caduto nel giardino sottostante, nudo e con una gamba fratturata. Il fatto avrebbe potuto compromettere la carriera di Daley, ma realmente l’aveva solo ritardata. Lui aveva perdonato alla moglie il tradimento e tutto era tornato come prima, anche se tutti i suoi amici avevano cercato sempre di metterlo sul chi vive. Ora Liz era lì, e la sua presenza non era congeniale alle indagini. Ben presto Liz, annoiandosi o quasi, comincia a scandagliere le vicinanze accompagnandosi con un tizio che le fa scoprire le bellezze naturalistiche della costa.

Le indagini sul triplice omicidio languono, finchè Camel denuncia la scomparsa del fratello, assieme ad un suo amico. Daley ricomincia a sospettare seriamente del fratello dopo aver trovato in camera sua, un affare di plastica che chiuso può aver serrato il piede di Izzy, giacchè si è trovato il segno di un legaccio sul piede della morta. Mentre i due sono cercato in lungo e in largo, la visita di Daley da una zia di Izzy ricoverata in una casa protetta per anziani, rivela a Daley come la sua pista fosse sbagliata e come sua moglie sia in pericolo reale.

Correrà il rischio di essere ucciso, mentre sua moglie sembra esser stata decapitata. Scoprirà invece altro finale, mentre l’assassino viene ucciso da un vecchio pescatore.

Dico subito che il romanzo è un giallo classico, un procedural . Anzi sembrerebbe essere un procedural, finchè comincia ad essere un thriller anche piuttosto frenetico nelle ultime quaranta pagine. Insomma..è un fritto misto: non si capisce cosa sia, al di là dell’essere un prodotto di crime fiction.

Le indagini sono ben descritte e la caratterizzazione è efficace, cosa che ben si capisce sapendo che lo scrittore prima di essere tale, è stato un ufficiale di polizia. Però il ritmo è lentissimo, talmente lento che si deve fare fatica per arrivare alla seconda parte, che è un po’ più animata della prima. C’è un ampio ricorso a descrizioni e dialoghi, e a fatti che poco c’entrano con quello principale, e che hanno il precipuo scopo di allungare il brodo, di far ritardare il più possibile la seconda parte: tanto per dirne una, per arrivare dal porto di Kinlock al battello di Mulligan e Ritchie alla deriva, Meyrick ci mette 10 pagine, parlando del più e del meno. Insomma si capisce quel a cui voglio alludere.

Poi la sterzata thriller della seconda parte, più movimentata, e addirittura frenetica nelle ultime quaranta-cinquanta pagine, quando Daley cerca di salvare la vita alla moglie. Ora proprio la presenza di scorci di vita familiare del poliziotto, designa questo prodoto come uno di tendenza: si cerca da una ventina d’anni a questa parte, di allungare il brodo di romanzi polizieschi, non hard boiled, con spaccati di vita personale del protagonista. I primi che vidi erano quelli di Patricia Cornwell, con indagini che coivolgevano non solo i deectives in quanto tali, ma anche i loro affetti familiari. Quasi sempre in queste serie , ad un certo punto si arriva al coinvolgimento degli affetti nella ricerca dell’assassino, e al loro ferimento o rapimento o uccisione: del resto questa metodica è chiaramente ispirata a film action. Es. Arma Letale: l’assassinio della bionda amante del bianco (Mel Gibson), il rapimento della figlia di quello di colore (Danny Glover).

E’ un modo di trattare la narrativa che ha chiaramente lo scopo di rendere più umana l’azione del detective, di cui vengono messi in luce non solo gli aspetti di superinvestigatore alla Philo Vance, ma anche le debolezze umane. Del resto questa tendenza alle schermaglie d’amore, furono per breve tempo sperimentate anche da Ellery Queen con le sue avventure con Nikki Porter o Paula Paris. E’ un tipo di coinvolgimento che a parere mio deriva più che altro dalla letteratura giallo rosa che si fonde con quella nera.

In questo romanzo invece, il coinvolgimento affettivo del protagonista è massimo, dovendo cercare di non far subire alla moglie lo stesso destino orribile delle altre tre vittime.

Al di là di questa tendenza, che diversifica il giallo classico e lo mette su un altro piano caratterizzante, il romanzo non è neanche un thriller, perchè se dovessimo vederlo in quanto tale, per il ritmo lentissimo della prima parte , dovremmo parlare di un prodotto assai scadente. E’ un ibrido. E’ ibrido anche nella crezione del plot: letto il romanzo, si capisce che esso finisca come cominci in sostanza, cioè con le vicende familiari di Daley, quando Daley appare. Quello che non capisco proprio è però come sia stato strutturato il plot: sembra che sia il prodotto di più stesure sovrapposte: le indagini seguono stentatamente delle piste apparenti, mischia un traffico di droga che non c’entra nulla con la vicenda principale delle tre morti, per far ritardare il più possibile la conclusione, che è, lo sottolineo, campata in aria: l’assassino compare per puro capriccio nelle ultime cinquanta pagine, ma per una intuizione che non ha nulla di logico, semmai di istintivo, di sesto senso. Il colpevole non compare mai in nessuna pagina del romanzo: si parla di possibili colpevoli che invece sono innocenti, salvo scoprire che anche il fratello scomparso è stato ucciso. Il detective arriva a sospettarlo in seguito a pura casualità: va a trovare una persona, la zia di una delle due donne uccise, non si sa per quale stringente motivo, e lì vedendo una foto che le ritrae al tempo della scuola durante una gita scolastica, e vedendo anche il tipo che sta accompagnando la moglie in giro, capisce che lei è in pericolo: ora ditemi voi, per quale oscuro motivo, uno dovrebbe annullare la ricerche di due possibili sospettati, solo perchè ha visto in una foto un tale che sta accompagnando la moglie in giro, mentre al tempo della foto era un docente. Mah.. E’ un atteggiamento del tutto sconclusionato, e dettato solo da un oscuro presentimento, che non ha nulla però di sostanziale nell’indagine in corso. Poi davvero la moglie era in pericolo, era stata violentata, stava per essere decapitata e si salva. Fine dellla storia. Tutti contenti. Noi lettori un po’ meno.

Al confronto il romanzo di Enrico Luceri,  è moooolto mooolto meglio.

Non c’è paragone.

Pietro De Palma

Denzil Meyrick: Là dove scorre il sangue (Whisky for Small Glasses, 2012) – trad. Giuseppe Settanni. Il Giallo Mondadori 3201 del Marzo 2021ultima modifica: 2022-01-14T09:26:16+01:00da lo11210scriba
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