Il grattacielo tragico (The Dark Corner, 1946), di Henry Hathaway

MV5BMTI5MTY1MTcxNl5BMl5BanBnXkFtZTcwNDE3MzEzMQ@@._V1._SY317_CR3,0,214,317_.jpg“Il grattacielo tragico” (The Dark Corner ,1946), di Henry Hathaway, con Lucile Ball, Mark Stevens, William Bendix, Clifton Webb; The 20th Century Fox, 99 minuti, B/N (Studio Classics).Il-grattacielo-tragico_3D.gif

 Il film appartiene al grande periodo dei films noir classici, metà degli anni ’40, raccogliendo alcuni dei migliori interpreti del suo tempo: Lucile Ball, popolarissima, soprattutto in produzioni minori e per questo chiamata “Queen of the Bs”, riferendosi appunto ai B-Movies; William Bendix, volto popolare di cui abbiamo parlato per The Black Dahlia, e poi anche Clifton Webb, altro attore molto famoso all’epoca per altre pellicole, tipo Laura (Vertigine, 1944) di Otto Preminger, o The Razor’s Edge (Il filo del rasoio, 1946) di Edmond Goulding; ed infine Mark Stevens, una stella di seconda grandezza, ma che interpretò alcuni ottimi noir tra cui The Street with No Name (1948) con Richard Widmark. Per conto suo il regista era già famoso, avendo diretto uno dei più famosi films di Gary Cooper, The Lives of a Bengal Lancer  “I lancieri del Bengala”, e poi successivamente parecchi eccellenti thriller e films noir, come Call Northside 777 (1948) con James Stewart, e Niagara con Marilyn Monroe (1953).

Nonostante sia indicato come film noir, e in effetti raccoglie alcune caratteristiche tipologiche dei films noir (cazzotti, detectives privati, il buono contro cui si raccoglie una cospirazione, la donna fatale, un cattivo di alta levatura), secondo me la pellicola sta a metà tra il noir ed il thriller: infatti il colpevole se non è noto subito, si capisce chi sia ad un certo punto della storia, e la storia vive sulla tensione originata dal fatto che un castello di prove sembra condannare alla sedia elettrica il protagonista, senza che lui capisca chi sia a volerlo incastrare.

Il fatto è che c’è innanzitutto un buono, Bradford Galt, un detective alla buona, un povero diavolo che si è fatto due anni di carcere per omicidio colposo, non essendo in verità il colpevole; anzi a ben vedere, lui che al tempo aveva scoperto i raggiri ed i ricatti di un avvocato piuttosto fetente, Tony Jardine, e addirittura un’appropriazione indebita di questi, ne aveva fatto le spese, in quanto quest’ultimo, attiratolo in un tranello, lo aveva tramortito, cosparso di liquore e poi messo alla guida di un’auto lanciata contro un camion. Lo scopo di questo farabutto, di tale Jardine, era quindi di uccidere Galt, per evitare di essere accusato di appropriazione indebita ed essere poi costretto a restituire il maltolto; ma invece, la cosa si era tradotta in uno scontro, in cui era morto un innocente.

Galt, una volta uscito dal carcere, non essendo riuscito due anni prima a convincere i giurati della colpevolezza di Jardine, decide tuttavia di riprendere la sua carriera dal punto in cui era stata interrotta: conta sull’amicizia di un poliziotto, e soprattutto della sua segretaria Kathleen, di lui segretamente innamorata. Una sera, mentre stanno al Luna park, si accorgono di essere pedinati da un misterioso individuo che indossa un completo di color bianco: attiratolo nel suo studio, egli lo convince, “con le buone maniere” a “cantare” e dire per chi lavora: è un investigatore privato, tale Fross, che lavora per Tony Jardine. Ed ecco, come se il tempo non fosse mai passato, che Brad si trova davanti il passato che aveva cercato di dimenticare.

Qualche giorno dopo l’inattesa rivelazione dello scagnozzo, quest’ultimo, Fross, cerca di investirlo: Brad si convince che Tony Jardine vuole farlo uccidere. Probabilmente il tutto è collegato al passato: non essendoci riuscito un tempo, ora vuole definitivamente toglierlo di mezzo.

Tony Jardine ora ha una doppia vita: irresistibile seduttore di donne, belle o brutte, giovani o vecchie che siano, quasi sia un Don Giovanni di alta levatura, non ha tuttavia solo lo scopo di farle innamorare, quanto anche quello di ricattarle e farsi pagare se non in denaro, almeno in beni altrettanto remunerativi quali gioielli, dipinti di valore. Questo perché è entrato nelle simpatie di un noto collezionista che gestisce una notissima galleria d’arte, Hardy Cathcart : frequentando quel mondo, egli è già riuscito a ricattare una dama dell’alta società, Lucy Wilding ricavandone, in cambio delle restituzione di lettere compromettenti, un Van Gogh, che si ripromette di vendere a CathCart.

Ora che Jardine è approdato al Jet-Set, si può capire il perché egli voglia cercare di togliere di mezzo il suo vecchio rivale. Solo che questa ipotesi è destinata ben presto a crollare nella polvere: infatti si scopre che Fross, non si chiama neanche così: il suo nome è Stauffer, non è un investigatore privato, ma è un sicario prezzolato, un killer; e non è alle sue dipendenze, ma a quelle di altro personaggio nell’ombra, che ha ordito un piano diabolico per togliere di mezzo Jardine, e nello stesso tempo creare un presupposto di colpevolezza più che legittimo ai danni di Galt, facendo convergere su di lui le attenzioni della polizia: infatti Stauffer attira con l’inganno Jardine nell’agenzia da detective di Galt e lo uccide, fracassandogli il cranio con un attizzatoio, dopo che ha cloroformizzato Galt; che si risveglia la mattina dopo, con l’attizzatoio in mano, in uno studio in cui le suppellettili sono state opportunamente fracassate allo scopo di convincere gli inquirenti che vi sia stata una lite furibonda, e il cadavere di Tony Jardine steso vicino a lui.

Galt è solo, capisce solo ora di essere stato ancora una volta usato, e che Jardine non era che l’altra vittima; e soprattutto non sa chi sia il misterioso signor X che trama nell’ombra. Comincia alla cieca puntando in direzione di Fross/Stauffer: si ricorda del portafoglio di Fross che ha sequestrato la sera che lo seguiva al luna park e ricava l’indirizzo, pronto a estorcergli ogni informazione che lo possa aiutare: qual è la sua sorpresa invece quando si ritrova davanti un individuo che non conosce, che gli dice sì di essere Fross ma anche che il famoso portafoglio gli era stato rubato: il killer non ha un nome. Come fare? Ecco la trovata: durante la famosa colluttazione, sul completo bianco del falso investigatore si era versato dell’inchiostro: pensano quindi sia Galt che la bella fedele e innamorata Kathleen di contattare tutte le lavanderie specializzate della città allo scopo di individuare il misterioso individuo. Oggi, avrebbero bruciato la giacca; allora si era in un altro ordine di idee; così in effetti riescono nell’insperabile e apprendono dove abiti. Quello intanto ha chiesto al suo mandante di essere pagato, nonostante quegli gli opponga di non aver ancora saputo dai giornali del ritrovamento del cadavere di Jardine; e lo ha messo nelle condizioni di dargli appuntamento per telefono, in un grattacielo, vicino ad una finestra: il mandante dell’assassinio di Tony, con un falso e voluto movimento fa cadere parte dei soldi pattuiti per terra, e quando Stauffer si china per raccoglierli, l’altro lo sospinge verso la finestra e lo scaraventa dabbasso. Così, quando Galt e Kathleen per caso, a casa di Stauffer apprendono da una bambina che ha sentito la telefonata, il posto dove Stauffer deve incontrare il suo mandante, Galt vi si dirige; ma quando è lì arrivato, vede spiaccicato sul selciato della strada, il corpo di Stauffer e sente il mondo cadergli addosso: non ha più possibilità per salvarsi e comincia già a vedersi friggere sulla sedia, quando…proprio Kathleen gli suggerisce l’ultimo tentativo, quello che gli permetterà di ricostruire il puzzle e affrontare il diabolico omicida, che gli spettatori hanno già appreso da tempo chi egli sia; in un drammatico finale, in cui solo l’improvvisazione gli permetterà di mettere a fuoco chi egli sia e perché lui, Galt, sia stato messo in mezzo e il perché della morte di Jardine.

Il finale non lo narro: come un eccellente romanzo, in cui la soluzione è nell’ultimo rigo, qui la conclusione del dramma avverrà inaspettatamente ad opera di chi si pensa sia fuori gioco, dopo aver appreso amaramente della scoperta del cadavere di Jardine sotto il letto di Galt, qualche giorno dopo il suo assassinio, ad opera della donna delle pulizie.

Ma..il movente? Il più vecchio del mondo.

L’aveva già detto Dumas padre che ..c’è una donna in qualsiasi caso, ovverossia.. Cherchez la femme: Il y a une femme dans toute les affaires; aussitôt qu’on me fait un rapport, je dis: ‘Cherchez la femme”.

Anche qui ve ne sono: c’è Lucy Wilding, la vittima del ricatto, c’è la moglie del gallerista, c’è Kathleen, la segretaria tutto fare di Galt; e anche Mrs. Silver, la segretaria di Hardy Cathcart. E il movente è connesso ad una donna: c’è solo da capire chi essa sia.

Non lo si capisce subito, ma quando ci si accorge, perché nel film nulla è lasciato al caso, e si rivela a chi obbedisce Stauffer, allora si focalizza anche, subito, che il movente è la passione. Ma una passione, malata, insana. Non una passione che si nutre di amore, ma una passione che è innanzitutto possesso; e la possibilità che una relazione extraconiugale mini questo possesso, fa sì che un uomo che nessuno potrebbe all’inizio mettere in relazione con il tentativo di omicidio di Galt (che in realtà non lo è, ma che deve sembrare tale, perché Galt si convinca che a tentare di ucciderlo sia Jardine, cosicché lui si costruisca con le sue mani le prove che lui e Jardine siano così nemici da volersi sopraffare a vicenda), sia in effetti lui l’abile manipolatore. Innamorato perso, rabbioso nei confronti di chi ha in maniera sacrilega approfittato della sua amicizia per portargli via la donna, dirà a lei all’inizio del film : “..sei una Madonna che vive, respira ed appartiene a me”.

L’amore allora come possesso, non come donazione.

Ma se l’amante deluso progetta l’omicidio del suo rivale tentando di far incolpare un innocente, dimostrando così una malvagità senza limiti, anche l’amata in pubblico dichiara il suo amore per il suo uomo, ma nel momento in cui lo fa, già pensa all’altro. Ed il terzo, Jardine, mentre pensa a lei, a come intrattenere rapporti con lei senza cercare in nessun modo di alienarsi le simpatie degli altri, in primo modo del marito di quella, nel momento in cui consegna le lettere a Lucy Wilding e finisce un rapporto d’amore, un altro è per lui cominciato. E per Tony Jardine, rapporto d’amore è anche un modo, se non solamente tale, per fare soldi, illudendo delle donne per poi ricattarle.

Cos’ha di peculiare questo film?

E’ un film a metà tra il noir ed il thriller, splendidamente diretto ed interpretato (l’interpretazione di Clifton Webb è sensazionale e anche Lucy Ball diversamente dai clichè che aveva più volte sostenuto, qui sostiene un ruolo drammatico di forte impatto), che non ha tanto nell’azione (che pure è presente) la propria molla quanto nella cattiveria, nella malvagità che sottende all’azione.

Quando all’inizio si vede Stauffer interpretato da un magnifico William Bendix che tallona Galt e Kathleen, alla luce di quanto accade più tardi nel film, si deve presumere, che il procedimento che tendeva all’uccisione di Jardine fosse già in atto, cosicché quando Jardine si reca al ricevimento, all’inizio del film, nonostante “il tradito” gli si rivolga amichevolmente e affabilmente, lui, Jardine è già condannato: è un omicidio accuratamente premeditato, in cui si gode in ogni istante, di quello che accadrà dopo, una vendetta accuratamente pianificata che proprio nel tentativo di incolpare il colpevole perfetto troverà la sua falla. I toni da noir li rinveniamo quindi non tanto nella forma del film quanto nella “substantia”: nella perfidia dei tre rappresentanti del triangolo amoroso che sta alla base del dramma: lei ama l’altro, e intanto si tiene buono lui, mentendogli; lui sa bene che lei lo tradisce, e pianifica l’omicidio dell’altro; e infine l’altro, non sa che lui voglia farlo ammazzare, e cerca di tenersi buona lei, fino a che non le farà fare la fine di tante altre come lei, magari poi ricattandola. Insomma un bel triangolo di farabutti, che finiranno tutti male: due ammazzati e un altro in carcere per omicidio. Tre carnefici.

Da notare come, durante il film lei, l’amata posseduta, indossi sempre abiti chiari, mentre nelle scene finali appaia in nero: non sa che Jardine è morto, ma è come se fosse già in lutto. E’ tutta vestita di nero, anche il cappello. Ma il nero non è solo il colore della morte, ma anche del male; e così lei sarà l’ultima a prendere parte a questa tragedia greca, la dark lady, la femmina fatale.

Galt è l’intruso: lui non appartiene al triangolo. E’ una persona comune che non può entrare un contatto con gente altolocata.

E’ un dramma dell’amore questo; ma è anche un dramma dei soldi. I soldi eccome se c’entrano: sono l’anima di tutto. Se non ci fossero stati i soldi, Jardine non si sarebbe avvicinato a quel mondo patinato dell’alta società; e lei, Mary, non sarebbe mai riuscita a far breccia nel suo animo nero e avido; e suo marito non avrebbe mai conosciuto il suo rivale.

E i tre protagonisti oltre che odiarsi, godono : sì lei gode del suo amore, che crede ricambiato; lui gode perché sa che lei è caduta nella sua rete; e il marito gode, perché sa che presto riavrà la sua donna (morendo su sua richiesta il suo rivale): il marito apprende che il suo sicario ha svolto l’incarico di morte: Jardine è stato ucciso e le cose sono state approntate in modo che colpevole appaia Galt. E’ felice, e rilassato: la felicità del male. E si appresta finalmente a godere: fino a quel momento ha finto di non sapere, ha permesso che sua moglie e l’amante si incontrassero e si amassero, e addirittura progettassero di fuggire assieme (lei gli ha promesso di donargli i suoi gioielli); ora però che sa che lui non c’è più, si appresta a godere colpendo la moglie con la lucidità dei discorsi dissimulati, con l’implacabilità che nasce dal fatto di sentirsi di nuovo padrone: si reca nella sua stanza, e, scorgendo addirittura le valigie che la moglie ha frettolosamente riposte in uno stanzino della sua camera da letto, mentre lei gli annuncia una emicrania che la “costringe” a soprassedere dal recarsi in sua compagnia ad un ricevimento (cosicché possa subito dopo rivestirsi e scappare col suo amante), lui con una perfidia diabolica, nata però dall’essersi sentito tradito dalle due persone di più si fidava, la moglie e l’amico intimo, le annuncia che senza di lei non andrà a quel ricevimento: sa bene che la moglie cercherà di convincerlo che lui a quel ricevimento ci deve andare, e godendo della sensazione di potenza che gli da il sapere che l’amante della moglie è stato eliminato per sempre, gioca con lei al gatto col topo: le ha fatto intravedere una possibilità di fuga, ed ora gliela nega. Anzi, decide di confessare il suo misfatto, sempre sotto le spoglie della dissimulazione:

– E’ la solita vecchia storia: un mio amico che si ostinava ad illudersi che il suo matrimonio fosse ideale, ha scoperto recentemente che c’è un altro uomo.

– Beh, Tony non si occupa di divorzi, mi pare.

– Ma il mio amico non vuole il divorzio.

– Allora non vuole perderla.

– Esatto. Sai come dicono gli annunci sui giornali “offresi lauta ricompensa a chi l’abbia ritrovata” ?

– Pensi che l’altro accetterebbe del denaro e se ne andrebbe?

– Quando una persona di carattere debole e sprovvista di virtù apprezzabili si innamora della moglie di un uomo molto ricco, si suppone che il suo interessamento sia più economico che..passionale.

– Come può lei innamorarsi di un tipo simile?

– Prendi Tony per esempio: nessuno lo direbbe mai interessato a Lucy Wilding, ma lo è.

– Non è vero, l’ha sempre detestata.

– Temo che la detesti piuttosto..intimamente.

– Non è possibile, lei è troppo vecchia per lui.

Lei è tesa e sofferente. Si spoglia e si mette a letto.

Lui ha in pratica confessato che sa che lei lo ha tradito, che è pronto a pagare per farlo andare via, e intanto comincia a lavorarla ai fianchi: le fa balenare quello che lei si ostina a non vedere, cioè che Tony se la intendeva con altre donne ma non per amore quanto per soldi. E nella sua confessione non ha mentito: è pronto a pagare (il suo assassino) perché Tony scompaia nei pensieri della moglie.

– L’amore non è una prerogativa degli adolescenti, mia cara. E’ una malattia che colpisce persone di ogni età: è così il mio amore per te. Il mio amore per te è la sola malattia di cui io abbia sofferto oltre la varicella ed il morbillo da bambino, però..questa è incurabile.

Le confessa il suo amore, un amore però che porta la morte, e che porterà lui alla morte. In certo senso quindi, pur essendo la potenza occulta del dramma, il grande manovratore che fa uccidere, ucciderà e fa in modo che un innocente sia ucciso (in fondo la sua colpa più grave è questa: l’aver cercato di colpire un innocente; anche grave è aver pagato per uccidere ed ucciso, ma in questo caso si è trattato di uno che uccideva le donne nel loro amor proprio e nel loro voler amare, e di un altro che uccide per lavoro (e anche per suo piacere intrinseco, il piacere di aver portato qualcosa a termine e di averla fatta bene), lui è una vittima. Come però anche Tony e Mary: Tony è vittima della sua vigliaccheria (e poi diventa la prima vittima in senso stretto); Mary è vittima del suo amore per Tony e del sentirsi non amata dal marito quanto oggetto posseduto; lui, il marito, il grande vecchio, è vittima nel sentirsi tradito e offeso nel più profondo, quando pensava che l’unione tra due persone pur distanti in età non fosse l’anticamera della sofferenza.

Perché sono loro tre i tre personaggi principali della tragedia: formano un insieme ben separato dal resto; mentre Kathleen e Galt sono altri due soggetti, legati tra loro ma distinti; i due gruppi così slegati, vengono congiunti da chi? Dall’unico personaggio che è solo, anche lui vittima, gaudente e carnefice: il killer. Che è vittima della sua attività che lo fa essere per forza solo, che gode del lavoro fatto bene, che è carnefice quando fa del male. In sostanza quindi lo possiamo anche apparentare ai primi tre; Galt e Kathleen sfuggono invece a questa perversa e tridua logica: sono degli innocenti travolti dal destino e da circostanze che non capiscono, e che si salveranno solo quando Galt porrà le condizioni perché il loro destino cambi; ma facendo così, determinerà anche il cambiamento del destino di Mary e di suo marito.

In fondo però è così che sarebbe dovuto finire: il bene vince sempre sul male.

Pietro De Palma

 

 

Il grattacielo tragico (The Dark Corner, 1946), di Henry Hathawayultima modifica: 2011-06-20T00:17:00+02:00da lo11210scriba
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Il grattacielo tragico (The Dark Corner, 1946), di Henry Hathaway

I commenti sono chiusi.