Paul Halter: L’omicidio di Atlantide (Le Géant de Pierre, 1998) – trad. Igor Longo – I Classici del Giallo Mondadori, N° 1087 del 2005

Le Géant de Pierre (L’omicidio di Atlantide), quando fu pubblicato, determinò un piccolo giallo. Diciamo un giallo in famiglia. Allora ero molto da vicino a Igor Longo, che in quel tempo era uno dei consulenti editoriali Mondadori più seguiti. Mi ricordo che Igor era rimasto contrariato dal fatto che il romanzo fosse uscito in autunno, mentre lui aveva caldeggiato che uscisse d’estate. Perché? Perché nella geografia del poliziesco, ci sono romanzi che è meglio escano d’estate ed altri in inverno: di solito i romanzi più complessi, più drammatici si inseriscono (o si inserivano) nella programmazione autunnale-invernale, mentre quelli più leggeri venivano pubblicati d’estate.

Tra i romanzi di Halter, questo è uno dei più leggeri (ma leggeri non significa che non siano drammatici. E questo è drammatico. Anzi è tragico. Al pari delle tragedie greche. In cui non c’è mai una possibilità di redenzione). E quindi Igor si aspettava che fosse proposto in estate, e come tale avrebbe potuto avere degli ottimi riscontri di vendita. Invece fu proposto in autunno inoltrato, e a sentire le notizie che arrivarono, ebbe un flop di vendite. La conseguenza fu che a partire da questo romanzo, la proposizione degli Halter in edicola, cominciò a latitare, con sommo rincrescimento innanzitutto di Igor  ( che su Halter, Doherty, Abbot e altri francesi aveva fondato in gran parte la propria fortuna  ), poi mio, e poi di tutti gli halteriani italiani.

La conseguenza ulteriore fu che dopo un po’ di tempo che non uscivano romanzi di Halter inviai due email alla redazione, lamentando una scarsa attenzione nei confronti dei mystery transalpini. A quei tempi, coloro che  scrivevano  alla redazione erano pochi, e quindi inevitabilmente una missiva di contestazione faceva un certo effetto. Io addirittura  ne inviai anche una seconda, dopo un po’. Figurarsi l’effetto che fece.

GAVDOS2012Tempo fa Paul mi inviò delle sue foto, ed una mi disse era stata scattata durante un suo viaggio in Egeo. Forse in occasione della scrittura di questo romanzo, forse in altra occasione. Fatto sta  che Paul è molto sensibile ai viaggi, e sovente proprio dalle località che visita trae spunti per i suoi lavori narrativi.

Il romanzo ha per oggetto Creta, e in genere i vulcani, e si sviluppa su due piani paralleli, come talora accade con le storie di Paul: una nel presente, un’altra nel passato. Che poi inevitabilmente si incrociano determinando varie situazioni.

Il protagonista, Patrick Marais, si è invaghito di Nanno, la bella figlia di un armatore, erede di una cospicua fortuna. Si sono conosciuti che lei era una ragazza e lui ancor giovane, e insieme hanno avuto esperienze sia piacevoli che meno, soprattutto Nanno. Poi si sono sposati; ora viaggiano per il mondo, protetti dai soldi che ha il padre. Cercano emozioni, non potendone avere di altre: Nanno non potrà avere figli.

Insieme stanno visitando le pendici di un vulcano attivo in America, quando un’improvvisa eruzione, mentre sono insieme accompagnati da una guida, fa sì che i due, nella pioggia di cenere e lapilli, pensando di correre assieme, prendano invece, ad un bivio, due strade diverse: lui e la guida da una parte, lei da un’altra. Se ne accorgono solo dopo aver corso un bel po’ per scampare agli affetti dell’eruzione, e quando ciò avviene è già troppo tardi perché l’ineluttabile non accada. Nella migliore delle ipotesi Nanno potrebbe essersi salvata, nella peggiore morta. La denuncia viene fatta alle autorità che cominciano a sospettare di Patrick, pensando ad un’ipotesi di uxoricidio. La presenza tuttavia della guida che afferma l’estraneità del marito nella sorte della moglie, fa sì che le indagini nei confronti dell’uomo non procedano anche quando viene trovato un corpo carbonizzato con addosso degli effetti personali che il marito riconosce essere quelli della moglie.

Patrick così si ritrova ad essere erede di una cospicua fortuna.

Comincia a fare una vita dispendiosa, tanto di soldi ora ne è pieno! Anni dopo la perdita della moglie, mentre un giorno è sulla riva del mare, vicino alla sua vecchia dimora di famiglia, incontra un gruppo di hippies, di cui attrae la sua attenzione un giovane, Guy, ed una donna Helène Garnier. E’ soprattutto lei ad interessarlo, e ben presto se ne innamora. La ragazza dovrebbe essere spensierata, ma invece nasconde momenti in cui intristisce palesemente: ben presto Patrick, anche informato da Guy in merito, capisce che in lei vivono due esperienze di vita diverse, anche appartenenti a due periodi temporali differenti: uno è nel presente, quello che vive anche Patrick, l’altro è nel passato. In quest’ altra dimensione temporale, lei è la figlia più giovane di Amintore, il re di un’isola felice, sui cui grava però imminente sempre la catastrofe: il Gigante di pietra, il vulcano che si erge nell’isola, potrebbe risvegliarsi, e quando ciò è accaduto nel passato, gli eventi sono stati luttuosi.

Passano i giorni, e il legame tra lui e Helène si rafforza: i due vanno a vivere assieme, in una villa che l’erede ha acquistato. E fanno numerosi viaggi. Helène è preda delle sue allucinazioni, e questo accade spesso quando assume droghe oppure beve cocktail;  quando è in questi stati quasi onirici, Patrick scopre che anche il riflesso del fuoco, o la visione di un’eruzione, possono accentuare in lei  lo stato catartico. E per questo fa in modo che lei cada spesso in questi stati allucinatori, in quanto sempre più pensa che lei possa aiutarlo nelle sue ricerche. Marais è preda delle sue ricerche ambiziose: sogna di trovare Atlantide, ed è sempre più convinto che l’Atlantide di Platone non si trovasse in Oceano Atlantico ma nel Mar Mediterraneo, e che l’eruzione che determinò l’affondamento del continente, sia quella avvenuta intorno al sedicesimo secolo avanti Cristo, che determinò l’affondamento di Thera e la fine di Creta.

Cosa c’entra Helène? Patrick è convinto che Helène sia la reincarnazione di Cleo, la figlia di un re di Thera, oppure che comunque riviva come un déjà-vu esperienze di vita passata che apparentemente non sono sue, e che possa aiutarlo ad individuare il punto dove si inabissò gran parte dell’isola. Egli pensa che successivamente all’affondamento, quella civiltà abbia continuato ad esistere ed abbia fondato un regno nelle profondità del mare. Per cui è molto interessato che lei ricordi. Anche se i ricordi le procurano crisi di pianto. Soprattutto quando ricorda Scilla.

Cleto era l’erede al trono, perché la sorella Pandea non aveva avuto figli: la nascita di una figlia dal matrimonio di Cleto con Melanto, ha acuito le tensioni con Maleus , il sacerdote dell’isola, che voleva sposarla. Ora egli ha rivolto le sue attenzioni all’altra figlia, ma per divenire re è necessario che la piccola Scilla, figlia di Cleto e di Melanto, muoia. E così lui fa in modo che l’oracolo che parla tramite lui stesso, scelga la vittima sacrificale per placare l’ira del Vulcano: la principessina. A nulla valgono le minacce-preghiere dello stesso re Amintore, e del resto Melanto è in missione lontano, per portare in patria un carico di lingotti di rame, e la sorte della principessina è segnata: con l’avallo della stessa altra principessa di sangue reale, amante del sacerdote, la piccola viene buttata nel cratere.

Il sacrificio è compiuto, la successione al trono è sancita, Melanto è arrestato: tocca al vecchio re accusare il sacerdote di aver strumentalizzato l’ira del vulcano per togliersi un ostacolo al trono, tanto più che essa non si placa. Si arriva così ad una singolare sfida: Maleus rimarrà chiuso nella sua stanza, e se Poseidone vorrà vendicare Amintore, egli morirà; ma se rimarràin vita, sarà Amintore ad abbandonare a Maleus e Pandea il trono. L’indomani, tuttavia, Maleus non apre la porta a chi viene a trovarlo, e viene ritrovato ucciso mediante un tritone di bronzo: le porte sono chiuse dall’interno, all’esterno le guardie non hanno notato alcuno avvicinarsi, e l’unica via attraverso la quale forse può esser stato ucciso è un rigagnolo d’acqua collegato ad una sorgente, che scorre nelle capanna di Maleus. Come, è tuttavia un problema.

L’assassinio ricordato da Helène nei suoi sogni, diventa un modo come un altro per individuare nella città riportata alla luce da una missione archeologica, sull’isola di Thera, proprio il luogo del sogno di Helène, e quindi attribuirgli la patria potestas di uno sconvolgimento epocale. Del resto, proprio un oggetto ritrovato nel corso degli scavi, che un membro della missione accetta di far vedere a Patrick Helene e Guy in cambio di una somma di danaro, sembra accreditare in maniera determinante tutto il racconto di Helène: quell’oggetto è estremamente simile ad un disco in terracotta che possedeva Maleus, e che nella rievocazione del suo assassinio, era stato ritrovato accanto  al suo cadavere , rotto in mille pezzi.

Helène e Guy per di più sembrano vedere nella porzione di mare vicino a Thera, delle luci. In un primo tempo Patrick pensa che siano pazzi, ma poi anche lui assiste a questo fenomeno, che attribuisce sempre più a quello di una base marina atlantidea. Un bel giorno decidono di fare delle immersioni, e accade che Guy, senza che qualcuno possa essersi avvicinato, e tanto più potesse sapere che proprio lì si era immerso, venga trafitto da un tritone di bronzo al petto: è Hèlene che accorsa vicino all’amico, ne riscontra le condizioni disperate. Di lì a poco Guy muore, e per prendere tempo e poter continuare le ricerche senza le indagini della polizia, il cadavere viene deposto in una grotta, su un letto di alghe e pesci putrescenti.

Ma quando l’indomani lì si recano per zavorrarlo in mare, no lo trovano più. Successivamente Heléne scompare e ricompare due giorni dopo solo per dire di averlo trovato in un’altra grotta, vivo e vegeto anche se dolorante al collo: nella grotta vi è una misteriosa porta antica di bronzo. Patrick eccitato si avventura nel mare accanto alla sua donna, fino a esplorare una serie di cunicoli tra le rocce sottomarine, che portano ad una grotta dove trovano sì Guy, ma morto da tre giorni.

Nel buio della grotta Patrick sarà vittima di un assassino, che lo lascerà con una prospettiva di vita assai ridotta, in quella grotta ricavata nelle rocce della costa. Si salverà?

Atipico romanzo giallo, non c’è una vera e propria indagine della polizia, perchè detective è lo stesso Patrick Marais, archeologo rampante: indaga sia sull’assassinio impossibile di Guy, avvenuto a pochi metri da lui, sia su un delitto in una Camera Chiusa avvenuto in una dimensione temporale lontana.

Lui è in un certo senso un detective. Poi ce n’è un altro più nascosto: un prete.

Dei due delitti, il primo è di Christiana memoria: chi dovesse leggerlo, e avesse letto tutti i romanzi della Christie, non esiterà a capire da quale romanzo, da quale capolavoro di Agatha,  Halter abbia tratto le basi per l’assassinio di Guy. Tuttavia il secondo delitto, che poi in termini di tempo, è il primo, quello avvenuto in un lontano tempo nell’isola di Thera, viene spiegato con un ragionamento e con una soluzione assolutamente originali, che testimoniano l’inventiva di Halter nel suo campo narrativo,e  spiegano al contempo come la stanza fosse chiusa dall’interno per mezzo di un chiavistello posto all’interno della pesante porta di cipresso, come per terra vi fossero i pezzi di un disco di terracotta e come sempre per terra vi fosse anche un pugnale di bronzo senza elsa non usato però per uccidere, dalla lama assolutamente pulita.

Vi sono, è bene dirlo altre tre morti: una casuale, utilizzata per uno scambio di identità, un’altra voluta, ma il cui peso morale è stato  volutamente ignorato da due degli attori del dramma, anche se proprio questa morte, che è la prima in ordine di tempo, sarà la molla di tutto il dramma, un castello di bugie, dalla prima all’ultima; e infine un suicidio. La vittima? Patrick, certamente, che però è a sua volta il mandante di un’altra morte, così come chi lo condanna ad una quasi morte, e ne è quindi il carnefice, è stato a sua volta una sua vittima nel passato.

E la morte nel passato, si collega stranamente a quella di Scilla, nel racconto di Helène.

Se Patrick fosse stato più intuitivo, avrebbe potuto trarre dal racconto di Helène utili spunti per sondare un’altra vicenda, e poi collegarla ad un’altra affondata nel passato. Il bello è che capisce finalmente la macchinazione di cui è stato oggetto, solo quando è nella grotta, in compagnia dei cadaveri di Guy (vecchio di qualche giorno) e di Helène (vecchio di qualche minuto).

Nel romanzo, parecchi sono gli spunti che lo collegano ad altri della produzione di Paul:

innanzitutto il tema onnipresente della pazzia, della lucida follia, della vendetta che va oltre il normale;

poi, quello della vittima che è a sua volta responsabile di un’altra morte nel passato: come Patrick (ma la morte non è quella di sua moglie Nanno), anche altri personaggi di altri romanzi: il protagonista di La Lettre qui tue, per esempio. Il soggetto vittima del Fato: tanto a dire che chi ha ucciso, non potrà mai immolarsi sull’altare in quanto vittima innocente: chi di spada ferisce, di spada perisce, sembra riecheggiare in Halter.

Il romanzo è innanzitutto un romanzo di avventura, che mischia il romanzo storico con il thriller e con il mystery. Per l’ambientazione, per gli spunti e il soggetto storico – archeologico, il teatro delle vicende nelle isole greche, sicuramente questo romanzo se fosse stato pubblicato in estate sarebbe stato un successo.

E’ piacevole da leggere, e proprio per il tema, sembra svolgersi come una favola, raccontando una storia che non si capisce fino a che punto sia un romanzo poliziesco; poi ad un certo punto, gli eventi sembrano accavallarsi, le morti fioccano e finalmente si capisce che tante piccole cose, raccontate innocentemente precedentemente, che non si sarebbe mai pensato avessero un significato per altre vicende, in realtà lo hanno. Eccome!

Chi ha visto molti anni fa il film, The House of Games,  di David Mamet, idealmente lo collegherà alla trama di questo fantastico romanzo di Paul Halter: una fiaba cattiva, ma di una cattiveria senza confini, in cui tutti gli attori, sembrano dire nel momento in cui si esprimono, cose che hanno una doppia valenza. Quello che dice per es. il prete missionario Pierre Roussel ha una valenza straordinaria: “Uccidere qualcuno per interesse, per migliorare la propria vita”. E rivolgendosi a Helène aggiunge: “Sono delitti veramente ignobili, signorina Garnier. E a volte la legge non riesce a punirli…”.Queste due frasi sono l’essenza del romanzo, perché rivelano la chiave che apre la serratura della macchinazione. Se Patrick nel momento in cui Roussel la afferma, prendesse quella verità e la comparasse con quanto accadutogli nel passato, potrebbe anche prendere in esame che Roussel abbia sondato il suo animo e abbia visto in fondo al cuore suo, e a quello anche di altre persone, un male antico. Lo stesso Roussel, dopo la morte di Guy, riferendosi a due persone del dramma, dirà: “Mi stupisco sempre come alcuni di noi siano in grado di passare sul cadavere di parenti e amici. Conosco persone piacevoli come lei e la sua amica, che si sono rivelati degli spregevoli assassini”.

Roussel è quindi la voce del Fato, che inchioda chiunque abbia fatto un’azione indegna alle proprie responsabilità, magari ripagandolo della stessa moneta, sotto altra forma. Roussel è il vero detective, che sulla base della propria esperienza di vita vissuta, sa andare in fondo al cuore degli uomini e vedere il male nascosto: egli prima che l’ultimo rigo dell’ultima pagina del romanzo sia stato scritto e le ultime verità siano state rivelate, vede e riconosce chi è assassino. In certo Roussel qui è quello che è Dieudonne in La nuit du loup, il racconto capolavoro di Halter.

E rivela anche lo spirito cattolico tradizionalista di Halter, che non riesce a dimenticare come anche la morte di un innocente, un bambino appena concepito, sia pur sempre un  assassinio anche se mascherato.

Pietro De Palma

Paul Halter: L’omicidio di Atlantide (Le Géant de Pierre, 1998) – trad. Igor Longo – I Classici del Giallo Mondadori, N° 1087 del 2005ultima modifica: 2017-11-06T22:36:01+01:00da lo11210scriba
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