E.L. Withers: Diabolico Intrigo (Diminishing Returns, 1960) – trad. Giuseppe Aloardi – I Romanzi del Corriere, 1961

Nel 1961, ultimo anno di pubblicazione de I Romanzi del Corriere (evoluzione de Il Romanzo Mensile prima e de Il Romanzo per tutti dopo), venne pubblicato come terzultima uscita, Diabolico Intrigo, di E.L.Withers.

Chi era E.L. Withers innanzitutto?

Fu lo pseudonimo di George William Potter Jr., nato nel 1930 a St. Louis, Missouri. Laureatosi in Musica, fu amministratore delegato in alcune società, oltre che disegnatore acuto ed esperto d’arte. Dal 1960 al 1964 scrisse sei Mystery, di cui Diabolico Intrigo è la traduzione italiana del terzo Diminishing Returns, 1960. Gli altri furono nell’ordine: The House on the Beach, 1957; The Salazar Grant, 1959;; Heir Apparent, 1961; The Birthday, 1962; Royal Blood, 1964. Potter è morto sei anni fa a Kansas City. Lo pseudonimo che usò utilizzava nome e cognome della moglie.

Il romanzo potrebbe benissimo essere ripubblicato, magari per Mondadori, perché è un romanzo parecchio godibile e per nulla scontato.

Come tanti altri romanzi, basa la propria azione sull’odio che una persona riesce ad attrarre verso di sé da quanti lo attorniano in virtù della sua tirannia, della sua antipatia, del suo desiderio di comandare e disporre della vita degli altri: così John Byers che è il marito di Marie-Hélène e il padre di Janet, esce una sera con la moglie, la figlia, il fidanzato della figlia Larry Graham, e una coppia di amici, Ed e Kitty Stewart, per una serata di allegria, che si trasforma in tragedia quando, dopo la serata, malgrado la moglie di Ed si senta stonata e vorrebbe solo ritornare a casa, John  riesce tanto a fare e disfare, che mette nelle condizioni il fidanzato della figlia ad aprire le porte anche agli altri cinque, della casa dei Van Hornes, degli amici di famiglia che sono fuori città per un viaggio. Si vorrebbe bere un drink: cercano il whisky ma non lo trovano. E così, a malincuore, viene usata una bottiglia di gin, per dei cocktail, cui mettono mano praticamente tutti in cucina. Fatto sta che pochi minuti dopo aver ingerito gli intrugli, John viene scosso da conati di vomito e muore poco dopo mentre la moglie viene ricoverata in gravi condizioni e gli altri sono scossi da violenti crampi addominali. In sostanza, John è stato avvelenato con una elevata dose di arsenico, presente anche in altri bicchieri.

La cosa strana è che proprio John ha indotto Larry ad aprire la casa dei Van Hornes, dove è stato ucciso. E questa metodica, puntuale, comparirà anche negli altri omicidi. Ma prima che ciò si verifichi, il Tenente Tom Michaels, trovandosi in un ginepraio, decide di ricorrere all’acume di un grande avvocato ritiratosi dalla professione legale, il Signor Wetherby, che lo ha aiutato altre volte, disimpegnandosi a dovere. Oramai Wetherby, che ha superato la settantina, vive un’esistenza di riposo e proprio i casi che gli propone Michaels gli servono per non arrugginire del tutto.

Michaels non capisce chi possa essere stato dei cinque ad uccidere John: eppure tutti avevano validi motivi per farlo! Ed avrebbe potuto ucciderlo se avesse saputo per esempio della relazione tra John e la moglie prima del matrimonio e come in fondo sua moglie ne fosse innamorata; la moglie Kitty lo odiava perché continuava a farle una corte serrata solo per sedurla ma non perché la volesse sottrarre ad Ed; la figlia Janet era da lui tiranneggiata, come lo era la moglie Marie-Hélène; ed infine il fidanzato di Janet era sempre umiliato da lui. Quindi di motivi ce n’erano a iosa. Purtroppo però, dagli interrogatori non era riuscito a desumere chi potesse essere stato, perché nella cucina dove erano stati preparati i cocktail tutti, chi più chi meno, avevano trafficato coi liquori. E quindi..

Larry convince gli altri quattro ad andare a fare una nuotata, in un pomeriggio afoso: e mentre stanno là, Janet e Marie-Hélène sulla barca e Ed e Larry sono in acqua, si scatena un temporale e dei fulmini arrivano a poco distanza dalla barca. E in quel mente accade l’impossibile: un fulmine centra un albero su una delle rive, che cade sull’acqua travolgendo Larry, che scompare tra i flutti dopo che aveva poco tempo prima rivelato a Janet che pensava di capire chi potesse essere stato ad uccidere John. Che ha lasciato soldi alla moglie, alla figlia e al socio.

I tre sono terrorizzati e bagnati fradici per cui si riparano nella villa di Ed e Kitty.

Scocciato dal fatto che nessuno si scopra, Michaels decide di portare tutti al posto di Polizia: Kitty non vuole andarvi nelle macchine della polizia, quasi fossero dei criminali, e in una notte di pioggia, propone al tenente di andarvi in auto: loro davanti ed il tenente in altra auto dietro. Ma qual è il colpo di scena, quando davanti ai suoi occhi, la macchina dei sospettabili slitta sull’asfalto andando a urtare una colonna dell’ingresso nel parco della loro villa, e quando Michaels li soccorre, si accorge che Kitty è morta per la frattura delle vertebre del collo.

Ora ci sono tre morti. E anche se, come nel caso di Larry, ci potrebbe essere l’ombra dell’incidente, Tom sa che è stato un altro omicidio: vicino a Kitty, Ed guidava, ma proprio Ed è sotto shock, mentre i due passeggeri seduti sui sedili posteriori cioè Marie-Hélène e Janet, sono rotolate per terra, dicono. Anche qui non riesce a capire chi possa essere stato anche se Ed è il più sospettabile.

Tom a questo punto decide di far stare i sospettabili insieme anche se Wetherby lo ha supplicato di tenerli lontani, e così Marie-Hélène chiede che possano andare a casa sua. E qui, mentre Ed è al piano di sotto insieme al tenente e a Janet, al piano di sopra si sviluppa un incendio, laddove si trova Marie-Hélène. E proprio lei non riesce a venirne fuori nonostante Ed e Janet si siano prodigati per spegnere le fiamme: uno scheletro carbonizzato viene trovato in quello che era il bagno quando i presenti riescono ad avere ragione delle fiamme assieme ai pompieri.

Anche qui il sospetto dell’omicidio è presente, ma potrebbe ancora essersi trattato di un incidente.

Mancano due all’appello, e quindi Tom sa che deve trattarsi o di Ed o di Janet. E Wetherby gli chiede di poterli alloggiare a casa sua, dove ha la situazione dei luoghi sotto controllo. Ma ancora una volta la morte arriva: mentre Wetherby è nell’altra stanza, e nella sala che da sul balcone sono soli Janet ed Ed, mentre Janet ha in mano il vassoio dei cocktails, Ed si butta dal balcone al diciassettesimo piano, venendo trovato diciassette piani sotto ridotto ad una frittata.

Verrebbe da dire che sia stata Janet, ma il fatto che sul vassoio non si trovi neanche una goccia di liquore sta a significare che Janet è rimasta col vassoio in mano senza far cadere nulla, e quindi non può averlo posato, aver spinto Ed fuori dal balcone ed esser ritornata a prendere il vassoio in un tempo brevissimo senza aver fatto cadere neanche una goccia dei cocktails.

Insomma parrebbe che Ed si sia suicidato, sempre che Janet non sia l’assassina e non sia riuscita a gabbare Wetherby.

Ma a questo punto accade l’impossibile. Mentre Janet è affacciata a vedere, vede qualcuno su un balcone vicino e gli pare di vedere Larry. Ma non era morto? Lui scompare e lei a quel punto gli corre dietro.

Wetherby e Tom riescono a capire dove sia andata lei inseguendo Larry, sempre che sia lui.

Finale scoppiettante per nulla scontato, in cui Wetherby riuscirà a fermare l’assassino prima che uccida ancora, anche se non voleva uccidere più.

Bellissimo romanzo, ha una struttura interessantissima: innanzitutto, come anticipato, quasi tutte le morti si verificano allorchè la vittima decide il luogo dove poi morirà; inoltre la storia ha una struttura fatta di continui flashback e di una tensione palpabile: infatti le morti si rincorrono a poca distanza di tempo le une dalle altre. E proprio per alzare la tensione, Potter fa seguire all’una l’altra, come un rosario di morte. E poi quando essa capita ad uno dei rimanenti, ecco che il successivo capitolo riprende il discorso da prima che accadesse il delitto o la morte accidentale, spiegando i passi e le ipotesi di Wetherby e Michaels, creando un raro romanzo che è sia thriller che mystery, che ha movenze accelerate quando la morte arriva, e lente quando il detective vero e quello improvvisato tentano di decriptare il piano dell’omicida.

La chiave ancora una volta è chiedersi la formula latina. Cui Prodest? Quando si è capito o almeno ipotizzato, tutto dovrebbe diventare più semplice, a meno di non essere imbrogliati come in un gioco di prestigio.

Il ritorno di un soggetto ritenuto morto, è una prassi da tanti altri applicata (da Agatha Christie a Josephine Tey, a tanti altri), ma qui non è solo applicata, ma variata genialmente.

L’unico difetto del romanzo è una pecca dovuta alla poca familiarità dello scrittore con l’arsenico: sarebbe bastato che avesse fatto usare altro veleno e la cosa sarebbe sembrata maggiormente plausibile. Perché l’arsenico non può uccidere in un colpo come il cianuro: con la dose più massiccia, uccide almeno in tre giorni.

Evidentemente non aveva mai letto Agatha Christie o Anthony Berkeley.

Pietro De Palma

E.L. Withers: Diabolico Intrigo (Diminishing Returns, 1960) – trad. Giuseppe Aloardi – I Romanzi del Corriere, 1961ultima modifica: 2016-02-10T23:18:18+01:00da lo11210scriba
Reposta per primo quest’articolo