Francis Beeding : La morte cammina per Eastrepps – I Classici del Giallo Mondadori N.438 dell’ 8 luglio 1983

gialli rari 030.jpg

 

 

Ellery Queen e Howard Haycraft lo definirono una pietra miliare nella narrativa poliziesca a lo inserirono nel novero dei 100 migliori romanzi: Death Walks in Eastrepps, “La morte gira per Easttrepps”, è del 1931. Anche questo, come il romanzo di Philip MacDonald, e anche questo, come quello, narra di una serie di delitti seriali. Strano, vero, che in un anno fossero usciti due romanzi che hanno fatto la storia del genere, e tutti e due che narravano di omicidi seriali! Fatto sta, purtuttavia, che questo rispetto a quello di MacDonald nasconde motivazioni diverse, così diverse, da esser soddisfatti che siano usciti ambedue.

Infatti, se in Philip MacDonald, la serie dei delitti è fine a se stessa, movente non ne esiste alcuno e l’omicida attua la sua “serie infernale” col solo proposito di riuscire vincitore nel confronto diretto con le forze di polizia, ridicolizzando i suoi funzionari, e le vittime sono assolutamente scelte a caso, senza alcun possibile legame che le colleghi, in Francis Beeding, la serie dei delitti non è affatto fine a se stessa, anche se lo dimostrerebbe a prima vista, il movente esiste, ma non è quello che sembrerebbe perché assai più fine, e infine non esiste per nulla la segreta aspirazione di ridicolizzare la polizia, anzi. In un certo senso, le vittime sono funzionali solo al processo finale, sono innocenti pedine che vengono mosse perché possa essere accusato uno ed uno solo tra i possibili accusati: infatti esse avevano, come unico torto, essere state truffate anni prima da questo fantomatico assassino che risponde al nome di John Selby. Intendiamoci su una cosa : il loro torto non è essere state truffate, bensì essere state inquadrate in un progetto di strage, il cui finto movente è quello che un truffatore, ritornato in un paese travolto da una sua truffa azionistica di tanti anni prima, per evitare di essere riconosciuto e smascherato dalle sue vittime, le uccida una dopo l’altra con una “mazza da trincea”. In realtà il truffatore John Selby, che ora ha mutato il nome in Robert Eldridge, nulla sa di esse, e a sua volta, non sapendolo, è stato usato, pedinato, osservato, da chi è intenzionato a farlo dichiarare colpevole. Perché il fine ultimo dell’assassino è proprio questo: far arrestare un certo personaggio, indicandolo come indiziato numero uno, fabbricando una serie di prove contro di lui in grado di farlo condannare a morte, e far sì che una giuria inferocita nei confronti di chi pubblicamente dichiara di essersi pentito di aver arrecato tanta miseria, di esser tornato Eastrepps allo scopo di risarcire le sue vittime, ma poi, in due anni di permanenza nulla ha fatto per ovviare a ciò pur avendo un conto bancario di molto superiore all’ammontare complessivo della truffa, e distratta da ciò nella considerazione delle prove, non tenga presente delle testimonianze della sua donna che pubblicamente dichiara che alcuni degli omicidi non potevamo essergli ascritti in quanto era altrove ed aveva un alibi di ferro; e lo condanni. Insomma.. costruire un colpevole ideale.

Non importa se reale, l’importante è che sia verosimile.

Il discorso è che Robert Eldridge finisce condannato come lo era stato precedentemente un certo Alistair Rockingham: solo che per questi era scattato il rilascio quando si era accertato che non poteva esser stato lui, mentre il povero Eldridge, colpevole perfetto, a discapito effettivamente delle azioni da lui compiute, finisce per essere giustiziato non per la strage, quanto per aver commesso molti anni prima la truffa, e quindi essersi inimicato chiunque in quella cittadina, anche i giurati. Persino la reazione adulterina della sua amante Margareth, viene rivoltata opportunamente allo scopo di metterla in cattiva luce davanti ai giurati, cosicché le sue affermazioni possano risultare mendaci. In realtà sarà lei, l’unica ad aver veramente amato Robert, ed ad averlo difeso strenuamente dall’accusa di pluriomicidio, a vendicare la morte di tanti innocenti, sostituendosi al giudizio privo di consistenza giuridica perché in fondo amorale e prevenuto dei giurati, accusando in uno scritto, dopo averne ricostruito le mosse sulla scorta dei documenti originali del processo che riesce a farsi mostrare a Scotland Yard. Lo proverà nel momento in cui il vero assassino, avendo capito quale pericolo per lui possa significare Margareth ( e come mai vi sarà riuscito? Lo si capirà nelle ultime pagine del romanzo!), cercherà di ucciderla e non vi riuscirà solo per il tempestivo intervento dell’Ispettore Capo di Scotland Yard Wilkins e dell’avvocato Sir Henry Grey, che la salveranno in extremis. Verificando anche il movente effettivo de finto serial killer nei confronti di Eldridge: la vendetta personale, e i risentimenti di una vita.

Si capisce allora quale sia la portata di questo romanzo, straordinaria in tutti i sensi: trascende il romanzo di evasione ( quale poteva esserlo il romanzo poliziesco tipo “whodunnit”, passatempo snob per menti raffinate, negli anni trenta), e assume la veste di quello di critica sociale. Infatti “La morte cammina per Eastrepps”, se nell’ambito della critica poliziesca è già di per sé straordinariamente interessante, radunando in sé più generi (comincia come un Whodunnit, e poi prosegue come romanzo psicologico e finendo come thriller, con un finale spasmodico e catartico), lo è ancora di più se lo si inquadra nell’ambito di una critica sociale al sistema, forse voluto forse no, e alla sua espressione più terribile: la pena di morte. Raramente si trova in un romanzo giallo – il cui fine è quello apparente di scoprire una serie di misteri mettendo alla prova l’acume dell’investigatore, in una lotta diretta contro l’assassino e consegnarlo alla giustizia, in modo che paghi il suo fio (e talora godere della sua morte) – una tale critica alla pena di morte, un istituto che fallisce miseramente il suo scopo (se scopo mai esiste) nel momento in cui tra tanti criminali sopprime la vita di un innocente.

Un J’accuse così perentorio che mai prima di allora si era visto. E formulato da un autore, che era uno pseudonimo, in cui riunivano le proprie esperienze, due autori molto diversi, ma accomunati da uno stesso destino: John Leslie Palmer, dopo alcune esperienze nel campo teatrale, e la scrittura di alcuni testi, nella Prima Guerra Mondiale era stato membro dei Servizi Segreti, sedendo poi alla conferenza di Ginevra del 1919, in qualità di delegato britannico, e proprio qui, a Ginevra, aveva incontrato Hilary Aidan St. George Saunders, altro graduato ad Oxford, che decorato nella Prima Guerra Mondiale, proprio a Ginevra poi restò alle dipendenze del Segretariato Generale delle Nazioni fino al 1939. Insieme scrissero parecchi romanzi (36), molti dei quali con pseudonimo Francio Beeding, sin dal 1922.  Death Walks in Eastrepps è uno dei pochi in cui non compaiono i personaggi fissi scaturiti dalle loro penne: il colonnello Alastair Granby del British Intelligence Service, che compare in diciassette romanzi; il professor Kreutzemark (in due romanzi) e l’Ispettore George Martin (che invece compare in tre romanzi, tra cui il notevole The Norwich Victim, del 1935). Usarono anche lo pseudonimo di David Pilgrim

Tra tutti, Death Walks in Eastrepps, è considerato un romanzo paragone, un capolavoro assoluto nel genere e fra tutti i romanzi di Beeding il più osannato dalla critica. Nonostante ciò, da un altro, The House of Dr. Edwardes del 1927, fu tratto il celeberrimo film di Alfred Hitchcock, Spellbound, “Io ti salverò”, con Ingrid Bergman e Gregory Peck.

Durante il secondo conflitto mondiale, i due abbandonarono il genere poliziesco, convertendosi a titoli più in linea con la tragedia bellica e la lotta contro i Nazisti : di questo tipo narrativo, due notevoli titoli furono The Ten Holy Horrors (1939) and Eleven Were Brave (1941).

Va detto che i due co-autori, in certo senso non affatto sterotipati come tanti loro colleghi, inserirono parecchie tematiche non usuali nei loro romanzi: si è detto dell’invettiva assolutamente originale contro la pena di morte, ma anche per esempio un certo femminismo ante-litteram con personaggi femminili di grande spessore trattati assai finemente se visti da un’ottica maschile (l’eroina del nostro romanzo, Margareth Withers, per esempio, o il medico donna in The House of Dr. Edwardes, in un’epoca in cui quando le donne erano presenti nell’ambiente medico, le si guardavano con un certo sospetto); o anche del tema della pazzia (lucida, quale può esserla quella di uno che progetta una strage al solo scopo di far incriminare un altro suo simile e conseguirne dei vantaggi, in Death Walks in Eastrepps; delirante, come il pazzo maniaco Goldstone di The House of Dr. Edwardes che trasforma un ospedale psichiatrico in un’anticamera dell’inferno, inducendo i malati a esser interpreti di un terrificante culto satanico, in un romanzo in cui in maniera unica si fondono psicanalisi e satanismo, e che è molto lontano dalla trasposizione cinematografica di Hitchcock; malata, come quella dell’ invalida che nel chiuso di una camera – in Murder Intended, 1932 – predispone l’eliminazione fisica di tutti i suoi parenti, in un’atmosfera densa di angoscia e suspence opprimente.

Queste atmosfere, malate, in cui talvolta gli stessi carnefici sono vittime di qualcosa, e gli intrecci sono spesso vistuosistici, fanno sì che i romanzi di Beeding siano spesso velati di un humour british che potremmo definire “nero”. E talora anche espressione di uno stile assai poliedrico che crea intrecci unici, come per es. in The Norwich Victim, storia dell’aspirazione ad entrare in possesso di un biglietto vincente della lotteria, da ottenere mediante il delitto.

Death Walks in Eastrepps ha invece più che humour, seppur nero, un’atmosfera cupa che sconfina nel tragico, col suo finale molto amaro, in cui una donna desiderosa almeno di riabilitare la memoria del suo innamorato accusato di qualcosa che non ha commesso, riesce a far meglio di una giustizia non giusta.

Francis Beeding, come ditta di due autori, consegnò il suo ultimo titolo nel 1946, There Are Thirteen; ma già nel 1944 era morto Palmer, e Saunders dopo qualche altro libro, si ritirò nel 1950, morendo l’anno dopo : del resto era finita un’epoca, coi Lager di sterminio, e le Bombe atomiche del 1945; e neppure il giallo sarebbe stato più quello di una volta.

Pietro De Palma

Francis Beeding : La morte cammina per Eastrepps – I Classici del Giallo Mondadori N.438 dell’ 8 luglio 1983ultima modifica: 2011-02-26T22:12:00+01:00da lo11210scriba
Reposta per primo quest’articolo